Da Martinazzoli a Gambari, parabola dal 1999 a oggi
VERONA.
Infracom nasce nel 1999 come Serenissima Infracom da uno spin-off delle attività di elaborazione dati e reti di fibra ottica di Autostrada Brescia-Padova. Presidente diventa Mino Martinazzoli, esponente di spicco della Dc e più volte ministro della Repubblica. A questo punto della storia entra in scena il filosofo trentino, nonché sistemista informatico, Alberto Rigotti. La sua idea, sposata da Infracom, è quella di creare un'"autostrada" invisibile, fatta di dati e servizi, parallela alla A4 e destinata a servire le imprese del territorio. Viene lanciato un aumento di capitale da 500 miliardi di lire, al termine del quale Rigotti assume la guida della società. Segue una campagna di acquisizioni imponente che porta Infracom ad avere 47 tra società collegate e altre partecipazioni. Nell'ambito dell'aumento, nel libro soci entra il meglio dell'imprenditoria nordestina. Tra i 97 azionisti si trovano - anche se con quote minime - Camere di commercio, associazioni degli industriali, importanti imprenditori (Dolcetta, Dalla Rovere, De Stefani, Ziche), le fiere venete e anche società vicine a banchieri di primissimo piano come Giavanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, come La Scuola e Editoriale Bresciana. La crescita fulminante di Infracom non viene, però, consolidata. Rigotti cede la sua quota a Rino Mario Gambari che nomina a.d. Roberto Reboni. Parte un riassetto finanziario. E siamo ai giorni nostri. Il piano fallisce: prima Gambari poi Reboni si dimettono dal Cda. (m.mar.)
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso
Leggi anche
Video