CASO BOLZAN Sigma dichiara guerra all'Usl 9 "Cercano di coprire le loro colpe"
Il presidente della società informatica Eugenio Pozzo attacca: "Ci hanno messo in mezzo per coprire le loro responsabilità. Tutto il caso nasce dalla commissione interna: un organismo domestico, fatto per non dire cose sgradite Il giudice? Una cantonata"

MESTRE
Le accuse a Sigma Informatica - aver fornito all’Usl 9 un software «fallato», tale da permettere le ruberie di Loredana Bolzan - sono un depistaggio per coprire responsabilità altrui, quelle dell’Usl 9 in primis. Uno «sviamento» iniziato con la relazione dalla prima commissione di indagine dell’Usl, proseguito con la trasmissione del documento alla Procura e ingigantito dall’eco mediatica. In realtà il sistema informatico di Sigma era perfetto: a non aver funzionato, semmai, è stata l’organizzazione dell’Usl 9 che ha attribuito vastissimi margini di manovra alla Bolzan e che non ne ha controllato l’attività. Questa, in sintesi, la ricostruzione di Sigma Informatica che ha convocato ieri a Mestre una conferenza stampa per spiegare la sua verità sul buco da 4 milioni. La società aveva invitato il mondo della politica e della sanità veneta: si sono presentati l’assessore comunale Mauro Michielon, l’esponente Idv Andrea Zanoni, l’ex consigliere Nicola Atalmi e alcuni esponenti «minori» dell’Usl 9. Assenti i vertici dell’azienda sanitaria: «Oggi avremmo voluto la presenza di una dirigenza più qualificata», ha rimarcato il presidente di Sigma, Eugenio Pozzo. Al tavolo dei relatori, anche il consigliere delegato Marco Pozzo e il direttore commerciale Cristian Rampaldo.
«Commissione domestica».
Tutto ha inizio, secondo Sigma, quando l’Usl 9 nomina una commissione per far luce sulla vicenda. «Una commissione che avrebbe dovuto lavorare nel modo più trasparente possibile e usare ogni strumento idoneo ad accertare le responsabilità - ha sostenuto Rampaldo - Riteniamo non sia successo. Sul lavoro di questa commissione “domestica” si concentrano le ragioni che hanno poi scatento il tamtam mediatico che ha coinvolto in maniera del tutto irragionevole la nostra azienda». Prosegue Pozzo: della commissione fanno parte dipendenti Usl 9 e «persone che rispondono gerarchicamente difficilmente posso dire cose sgradite»; non ci sono tencici informatici. Quindi la «commissione domestica non capiva una mazza di informatica e aveva interesse a stringersi a corte». La commissione trasmette la sua relazione in Procura e su quel documento si basa il magistrato quando scrive che che il programma «non è a prova di bomba». Per Pozzo quella del magistrato è «una cantonata». Ma a questo punto «inizia lo sputtanamento mediatico di Sigma».
«Sistema a prova di bomba».
In realtà, rileva Sigma, sia la seconda commissione dell’Usl 9, sia il consulente tecnico della Procura, escludono problemi al software. «Il sistema non ha falle tecniche», riassume Pozzo. E non c’è violazione dello stesso: «Usiamo Ibm Iseries/i5, una macchina che in 30 anni non è mai stata violata. E’ a prova di bomba e si può entrare solo se si hanno le chiavi». E qui stanno, fa intendere la società, la responsabilità Usl.
Responsabilità Usl.
«Noi non possiamo mettere le mani sui dati forniti dal cliente, commetteremo un illecito. Possono farlo solo gli autorizzati dall’Usl 9. E Bolzan aveva passepartout per fare tutto», afferma Pozzo. La donna, rileva Sigma, era stata designata come loro interlocutrice esclusiva: la società non ha avuto mai modo di incontrare i dirigenti, né aveva l’incarico di controllare i dati. Bolzan, rileva Sigma, aveva accesso a tutti i menu del software: non c’erano livelli di garanzia riservati a superiori. «Una siutazione di monopolio che non si riscontra in altre Usl», afferma Sigma. Ampia possibilità di manovra, dunque, per l’impiegata e nessuno che ne controllasse il lavoro. Nonostante, in alcuni casi, le violazioni fossero rilevabili anche visivamente. Un esempio: nel documento di sintesi sui pagamenti degli stipendi ai medici (3 pagine, non un malloppo) i versamenti alla madre e alla cognata sono indicati in una colonna diversa in quanto non assoggettati a ritenuta. E gli importi sono di gran lunga superiori rispetto a quelli elargiti agli altri dipendenti (veri). Bolzan, rileva infine Sigma, ha iniziato a rubare nel ’96, 5 anni prima che la società arrivasse all’Usl 9. E ha continuanto a farlo «in un crescendo rossiniano». Poi, nel 2008, le dimissioni, prima di aver maturato la pensione: «Improvvise - rileva Pozzo - Eppure lei era tranquilla, aveva un metodo infallibile, non si preoccupava di nascondere i soldi che rubava e li investiva in case. Può essere che le abbiano consigliato di andare via?». Quanto all’Usl 9: «Se a noi chiederà 10 milioni di danni, come annunciato, farà causa a sè stessa per i 5 anni di ruberie Bolzan precedenti all’arrivo di Sigma?»
Argomenti:sanità
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