Carturan: soldi legittimi, mi spettavano

La verità del dirigente sulla liquidazione d'oro: il giudice mi aveva dato ragione, il cda mi ha reintegrato ma ha detto che ero incompatibile. Parco Sile, il paradosso del direttore: lavora in un ufficio della Regione
«Nel 2001 non ho acconsentito a un esodo concordato con l'ente Parco del Sile per autotutela: se l'avessi fatto, sarei diventato il capro espiatorio di quanto avvenuto durante il mio incarico, ossia atti e inadempienze, senza potermi difendere». Spreco di denaro pubblico, il direttore del Parco del Sile Giuliano Carturan racconta la sua verità. E rivela un pasticcio ancor più complesso delle apparenze: «La vertenza si è conclusa con la mia riassunzione e con il pagamento forfettario degli stipendi arretrati non corrisposti». Carturan è stato quindi reintegrato, ma ha accettato di non tornare al lavoro al Parco perché ancora «incompatibile» con i vertici politici dell'ente: è andato a lavorare in Regione. Però la paga gliela dà ancora il Parco.

Caso-Carturan, siamo al paradosso kafkiano: non ci sono solo i 311 mila euro e rotti che l'ente Parco del Sile ha dovuto pagare al direttore per quattro anni di non-lavoro. Cosa che, in sé, già grida vendetta indipendentemente dalle ragioni dei contendenti.


C'è anche un altro fatto, e a rivelarlo è lo stesso Carturan: sebbene reintegrato nel 2006 nell'organico del Parco del Sile per ordine del giudice del lavoro, Carturan prima è stato messo in ferie «forzate» dai vertici dell'ente, poi ha dovuto andare a lavorare in Regione (ente che finanzia il Parco del Sile), al settore Urbanistica sebbene formalmente sia ancora direttore del Parco del Sile. Al suo posto, infatti, al Parco del Sile oggi c'è un altro direttore, o meglio una sorta di facente funzioni, in attesa di fare un concorso. Nel frattempo, il parco del Sile continua a stipendiare Carturan, anzi gli «anticipa» lo stipendio per poi farsi dare i soldi dalla Regione. E tutto questo durerà fino al 31 dicembre 2007, data dopo la quale Carturan potrà andare in pensione. Detta così, la vicenda fa venire i brividi. Eppure è andata proprio così. E Pantalone, ossia il cittadino, paga. Anzi: non sa che deve pagare anche per simili assurdità. Il caso-Carturan è esploso pochi giorni fa, con la pubblicazione del bilancio consuntivo 2006 dell'ente Parco del Sile, nel quale compaiono appunto i 311 mila euro e rotti di buonuscita da versare al direttore dell'ente. Per non aver lavorato però: nel marzo 2000 Carturan, in un convegno sul mobbing, accusò i vertici del Parco del Sile di non metterlo nelle condizioni di lavorare. Nel settembre 2001 con 22 voti a favore su 24 presenti, il consiglio dell'ente deliberò la fine del rapporto di lavoro con il direttore. Nel marzo 2002 Carturan impugnò il licenziamento per «mancanza di legittimità giuridica». Iniziò una causa di lavoro durissima.


«E nel giugno del 2006 - racconta Carturan - dopo che l'ente Parco aveva dato l'incarico in successione a tre diversi avvocati, si è conclusa la vertenza legale con la mia riassunzione nell'ente. E con il pagamento forfettario degli stipendi arretrati non corrisposti dalla fine del 2001 fino al 2006». Ma la guerra non finì così, nonostante la causa fosse stata concordata. Carturan ed ente Parco si misero d'accordo: il direttore sarebbe stato formalmente reintegrato ma sarebbe andato a lavorare in Regione, dato che gli attriti con la dirigenza politica dell'ente non si erano placati. «Dal primo luglio 2006 - continua Carturan - l'ente, in attesa del mio trasferimento in Regione, mi mise in ferie per tre mesi. Ferie che poi però mi furono prorogate fino al 31 dicembre 2006. Dal primo gennaio del 2007, nonostante sia ancora dipendente dell'ente Parco, sono in posizione di comando presso la direzione Urbanistica della Regione, quale supporto al commissario ad acta Vincenzo Fabris per l'avvio della nuova legge regionale per la pianificazione territoriale ed urbanistica». Ma scusi, Carturan, chi le paga lo stipendio? «Il Parco del Sile: lo anticipa, poi la Regione rimborsa l'ente». Commento finale? «Non voglio fare commenti, riporto solo i fatti. E ricordo che il giudice del lavoro mi ha dato ragione». Ma la causa non poteva costare meno al Parco, ossia alla Regione, ossia al contribuente? «Non dipende da me. Ho solo difeso i miei diritti».

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