Boschi rasi al suolo, per il legno è rischio speculazione «Ora non si svenda»

La concorrenza austriaca potrebbe approfittarne L’appello degli operatori: «Recuperare in fretta le piante»

BELLUNo

Dopo il disastro ambientale, adesso il rischio è la speculazione. Gli operatori del legno del Veneto si fanno interpreti di questo timore in una lettera indirizzata al governatore Zaia ed agli assessori regionali competenti.

Ci vuole, dicono, «un coordinamento regionale per gestire l’emergenza ed organizzare attentamente le operazioni di sgombero e di vendita del materiale schiantato e pericolante, mediante un’azione condivisa con i proprietari pubblici e privati principali, le comunità locali, le imprese dei territori colpiti e quelle italiane di settore, riducendo al minimo le possibili speculazioni estere». Lo scrivono a chiare lettere Agostino Bonomo, Presidente Confartigianato Imprese Veneto, anche a nome della Confartigianato di Vicenza, Claudia Scarzanella, Presidente Confartigianato Imprese Belluno, e Giorgio Farenzena Presidente Consorzio Imprese Forestali del Triveneto (Cifort).

Suggerendo inoltre «soluzioni alternative ed estreme di stoccaggio del materiale legnoso più pregiato (ad es. della Val Visdende), anche mediante l’utilizzo dei principali laghi montani, nonché coordinando lo stoccaggio su piazzali in zone agricole disseminate in tutto il territorio del triveneto, al fine di calmierare il mercato e sostenere i proprietari e le imprese locali, che da sempre lottano contro lo spopolamento e l’abbandono della montagna».



«Si tratta di un vero e proprio bollettino di guerra. Tramite le nostre ditte associate, impegnate in vari interventi nelle zone interessate – spiega Luca Canzan, direttore del Cifort – sono vastissime le aree boscate schiantate “a raso “ dalla forza del vento. Le zone più colpite partono dal Nevegal e si presentano in tutta la dorsale prealpina fino a Cima Grappa, ma anche in destra Piave (Croce D’Aune, Monte Avena, Cima Lan e Cima Campo). Devastati risultano anche l’altopiano di Asiago, l’alta Valle dell’Astico e il Massiccio del Pasubio, vaste superfici in zona agordina e in Comelico, nell’alto bellunese». Quanti metri cubi di legname in totale? «Difficile dire, il conteggio lo sta facendo in queste ore il Servizio Forestale. In ogni caso direi fra un milione e un milione e mezzo di metri cubi nella nostra regione». Per un valore di? «Se queste piante fossero rimaste in piedi, avrebbero potuto avere un valore potenziale di almeno 30 euro al metro cubo. Quelle della Val Visdende anche 70 euro, visto il particolare pregio». Ed ora quanto possono valere? «Difficile dire, dobbiamo fare squadra e lavorare tutti insieme per trarne il maggior valore possibile».

Le categorie e gli imprenditori locali, soprattutto le piccole aziende boschive, chiedono un occhio di riguardo. «Nel rispetto dei principi di libera concorrenza, in questa situazione di emergenza, i cui effetti a lungo termine ricadranno nuovamente sul territorio colpito e sulle imprese locali in primis – si legge ancora nella lettera – dovrebbe essere data una priorità d’intervento alle imprese venete e successivamente italiane, al fine di non “svendere” o peggio ancora “regalare” il nostro legname al mercato estero calmierando i prezzi e ponendo in essere un efficace contenimento degli effetti negativi».



Sono tante le segherie, soprattutto austriache, che acquistano legname in Veneto. E qual è la loro posizione? «Difficile parlare di numeri adesso – commenta Erhard Stoll, rappresentante della segheria austriaca Theurl di Thal, in Austria, un paesino vicino a Lienz – noi ovviamente saremo presenti in zona come lo siamo sempre stati e vedremo cosa succederà. Al momento non sappiamo, ad esempio, quanti alberi sono schiantati, dove, in quali condizioni sono, se sia possibile portarli fuori dal bosco con camion, teleferiche o elicotteri. È chiaro che tutto questo avrà un riflesso sui prezzi. La cosa più importante, a mio avviso – conclude – è come organizzare la logistica, ovvero verificare le strade di accesso e la quantità di legname da liberare dal disastro». La segheria Theurl, 200 addetti, sega 2. 500 metri cubi di tronchi al giorno, un milione di metri cubi all’anno. «Più di dieci volte quello che si sega in tutta la provincia di Belluno, è chiaro che si tratta di una concorrenza molto agguerrita», sottolinea Canzan.



«La vastità delle superfici schiantate – prosegue il direttore del Cifort – impone ora delle decisioni immediate per recuperare il materiale a terra, evitare problemi fitosanitari (il Bostrico in primis) e ripristinare, nel minor tempo possibile, questi boschi storici dal punto di vista naturale, paesaggistico e di difesa idrogeologica. Una corsa contro il tempo perché l’inverno e le prime nevi sono in arrivo». —





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