Bordello in centro a Treviso, il video delle Iene finisce in Procura

Al vaglio degli inquirenti anche l'agenda dei clienti
Il panificio. La pizzeria. E poi il bordello. In pieno centro: via Sant’Agostino, numero 53, a due passi da piazza Matteotti. Lo hanno “scoperto” le Iene di Italia 1. A gestirlo una maitresse conosciutissima in città: Bruna Zandonà.


Ragazze bellissime, nuove ogni mese. Sesso a pagamento in pieno giorno: dall’una e mezzo alle sette e mezzo di sera. Orari d’ufficio. «Sabato e domenica no! Non vivo mica per lavorare», dice Bruna alla complice delle Iene, Marta, che si spaccia per prostituta interessata a “lavorare” lì da lei. Sulla scrivania del pubblico ministero Iuri De Biasi è già arrivata la segnalazione. La polizia ha chiesto a Mediaset la versione integrale del filmato.


Le tariffe.
Da 150 a 200 euro per una prestazione. Senza preservativo, «perché qui sono abituati così, non vogliono», dice Bruna a Marta. L’incasso va diviso a metà, secondo le parole della maitresse: in questo si potrebbe configurare il reato di sfruttamento della prostituzione. L’ipotesi più “leggera” è quella del favoreggiamento.


Le indagini.
Il filmato è stato depositato ieri in Procura: sia i carabinieri che la polizia lo considerano sufficiente per l’apertura di un’indagine. Al vaglio degli inquirenti anche l’agenda dei clienti. L’incursione delle Iene è nata dalla denuncia di una ragazza che ha lavorato lì e che ha raccontato di essere stata «trattata male e pagata meno di quanto pattuito». Ieri pomeriggio i carabinieri hanno perquisito l’appartamento in cerca di eventuali prove dello sfruttamento.


I precedenti.
Bruna non ha mai fatto segreto della sua attività. «Faccio la prostituta da un sacco di tempo, lo sanno tutti - ha detto ieri, assistita dall’avvocato Stefano Pietrobon - ma non sfrutto le altre». Nel 2004 la signora (oggi ha 61 anni) è già stata condannata a due anni per favoreggiamento: gestiva un’altra casa d’appuntamento, in zona Fonderia. Ancor prima, nel 2002, un’altra “alcova” sempre in via Sant’Agostino. In quel periodo difficile Bruna Zandonà tentò addirittura il suicidio.


La “copertura”.
C’è un passaggio, nel video, che getta anche l’ombra di una possibile “copertura” da parte delle forze dell’ordine: in pratica avrebbero saputo, e chiuso un occhio. «Magari hai una copertura, ma se quello è in ferie non ti può avvisare», dice Bruna alla ragazza-esca. Ora la signora riporta una versione diversa: «Avevo intuito che fosse un’attrice, volevo capire dove andava a parare. E poi, se sono già stata condannata in passato, che coperture posso avere?». Anche polizia e carabinieri, pur assicurando che saranno fatte le verifiche del caso, smentiscono in maniera secca l’ipotesi di una qualsiasi copertura. Calunnie, insomma.


Il questore.
«Case d’appuntamento? La scoperta dell’acqua calda», dice il questore, Carmine Damiano. «La lotta alla prostituzione è una priorità, a partire dalle bande che sfruttano le ragazze e le mandano in strada».

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