Basta privilegi alle private.Investiamo sulla scuola pubblica

Non poteva scegliere momento e argomento peggiori il consigliere De Mitri per la sua esternazione in favore delle «povere» scuole private. Nella regione dei «buoni scuola» - lo ricordo, uno dei rari e più significativi regali agli istituti privati e a quelle famiglie, dai redditi non proprio popolari, che già potevano pagarne le alte rette - lamentarsi di discriminazione nei confronti di istituzioni forti, ricche e spesso a vere e proprie imprese a fine di lucro pare davvero un riflesso condizionato più che una consapevole analisi politica.


Ci spieghi De Mitri perché nelle commissioni d'esame delle scuole private lo stipendio di insegnanti assunti unilateralmente da un soggetto privato, senza alcun vincolo a quelle regole statali alle quali i dipendenti pubblici devono attenersi, dovrebbero pagarlo tutti i cittadini con le loro tasse. E ci spieghi poi cosa ha a che fare con il suo ragionamento la «libertà di scelta», che nessuno ha mai messo in discussione purché, come stabilisce la nostra Costituzione, sia «senza oneri per lo Stato» nel caso si scelga liberamente di non avvalersi della scuola pubblica per l'istruzione dei propri figli.


Invece di tentare ad ogni occasione utile di scardinare i principi che stanno alla base dell'istruzione pubblica, credo sarebbe più opportuno concentrarsi sulle precarie situazioni dell'edilizia scolastica nella nostra provincia, della carenza di infrastrutture materiali e culturali a favore degli studenti, della qualità dell'offerta formativa anche in quegli istituti professionali in cui i tirocini spesso mascherano forme di sfruttamento di manovalanza non retribuita.


Nel paese in cui la mobilità sociale rimane la più bassa d'Europa, le risorse a disposizione del sistema dell'istruzione, senz'altro insufficienti, si indirizzino quindi non alla ristretta cerchia di coloro che frequentano istituti privati, ma alla grandissima massa di studenti che ancora non riescono a trovare nel sistema scolastico pubblico sufficienti garanzie per la propria formazione e per il proprio futuro.


E non si tenti di prendere in giro i cittadini trevigiani con il miraggio della «libera scelta», che nel caso in questione non vuol dire altro che conservazione e aumento dei privilegi per pochi benestanti e per qualche diplomificio a fine di lucro.


(*consigliere provinciale Unione per la Marca)

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