Il racconto di un anziano: «Chiamate deviate e la minaccia di imprigionare mio figlio. Così mi hanno raggirato»
Tino Degli Agostini, 83enne padovano, spiega come gli sono stati sottratti 10 mila euro: «Sanno come agire, non dobbiamo vergognarci. Sono ferito e arrabbiato»

«Sono ferito, arrabbiato con me stesso e mi chiedo ancora come sia stato possibile cadere in trappola. Psicologicamente sono uno straccio e non so se riuscirò a riprendermi». Sono queste le parole del padovano Tino Degli Agostini, prossimo agli 83 anni, residente alla Guizza, che da settimane non si perdona di aver creduto che il figlio fosse in pericolo e di aver consegnato più di diecimila euro a quelli che si sono poi rivelati essere dei truffatori.
«Stavo riposando, la classica pennichella post pranzo, quando ha squillato il telefono di casa» racconta Tino «ho risposto e dall’altra parte un uomo si è qualificato come il maresciallo Ambrosini. Mi ha detto che mio figlio aveva causato un brutto incidente con la sua auto, tanto che una ragazza stava subendo l’amputazione di una gamba. E che per evitare l’immediata carcerazione di mio figlio dovevo versare una somma importante».
Il signor Tino a quel punto ha tentennato, aveva già sentito storie simili e non si è fidato all’istante, ha provato a contattare il suo caro, ma il cellulare del ragazzo risultava irraggiungibile.
«Il sedicente maresciallo sentendomi titubante mi ha passato un’altra persona che a sua volta si è presentata come l’avvocato Angelo Rossi. Il legale diceva di essere un grande amico di mio figlio, conosceva alcuni dettagli personali, non solo il nome. E sapeva anche del mio prelievo bancario fatto quella mattina per saldare il dentista».
I delinquenti erano davvero organizzati e la trappola che hanno teso al pensionato – che nella sua vita ha lavorato tutta sia in banca che al ministero del Tesoro – è stata molto convincente.
Gli hanno detto che il tribunale in base all’articolo 148 – rivelatosi poi un riferimento totalmente inventato – pretendeva una cauzione non inferiore ai diecimila euro e che dal tribunale sarebbe presto arrivata una persona incaricata a ritirare la somma.
«A quel punto ho specificato che avrei messo giù la conversazione, che avveniva tramite telefono fisso: volevo verificare. Ho provato a comporre il numero di mio figlio senza ottenere nuovamente riscontro poi quello dei carabinieri che mi hanno risposto confermando il fatto: sia l’incidente che la richiesta di cauzione da versare».
La banda, composta da almeno due persone, è riuscita infatti a “bloccare” le utenze di Tino e a deviare a loro tutte le chiamate effettuate da quest’ultimo, rendendo così impossibile all’ottantenne controllare i fatti e raggiungere realmente le forze dell’ordine.
«A quel punto mio figlio non rispondeva e quando componevo i numeri di pubblica sicurezza mi dicevano che il fatto era vero. Non mi è restato quindi che credere a questi personaggi, dare loro il mio indirizzo e attendere il segretario in arrivo dal tribunale. Nel frattempo, in una busta ho messo i soldi che dovevo dare al dentista, qualche spicciolo che avevo nel portafogli e ho invitato mia moglie cedere dei gioielli: un bracciale e un anello dal valore complessivo di sei–settemila euro» prosegue.
L’uomo è stato quindi contattato dal finto maresciallo che gli ha detto di continuare a parlare con lui fino all’arrivo del fantomatico addetto del tribunale: «Mi diceva di trattenermi al telefono in modo che l’operazione di recupero di questa cauzione andasse a buon fine, perché mio figlio altrimenti sarebbe andato in prigione per 18 mesi».
Dopo pochi minuti Tino ha sentito il campanello suonare, il malvivente che era al telefono con lui gli ha detto di aprire e di consegnare quanto aveva. Il pensionato ha eseguito gli ordini con la speranza di evitare all’amato figlio la galera.
«Appena ho detto al “maresciallo” che tutto era andato secondo le richieste, sono stato immediatamente liquidato e subito dopo il mio telefono si è “sbloccato”. Sono riuscito a contattare mio figlio che mi ha confermato di essere sul posto di lavoro e di non aver fatto alcun incidente, a quel punto sono crollato» spiega Degli Agostini.
Immediatamente l’anziano ha chiamato le forze dell’ordine che hanno accertato i fatti. A Tino non è rimasto che recarsi al Comando dei carabinieri di Prato della Valle per fare la denuncia.
«Ho raccontato la truffa che ho subito mettendoci la faccia, perché non capiti più a nessuno: non ci si deve vergognare. Questi personaggi sono bravissimi, ti studiano e sanno come agire. L’unico mezzo che abbiamo per difenderci è mettere a conoscenza di queste truffe il maggior numero di persone possibile».
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