L’ultimo scritto di Alex Marangon: «Mente separa, cuore unisce»
Il 29 giugno, due giorni prima di morire, il barista di Marcon nelle sue note: «A chi dare ascolto, alla paura o all’amore? Ricevi ciò che semini»

La verità sulla morte di Alex Marangon si fa sempre più complessa, dipanandosi tra le sue riflessioni nel diario e le evidenze scientifiche.
Sulla fine del 25enne di Marcon – scomparso il 30 giugno 2024 dall’abbazia di Vidor – si cercano risposte anche tra le pagine del suo diario, di recente dissequestrato insieme al cellulare. Intanto, l’inchiesta da un presunto omicidio volontario va sposta verso la morte come conseguenza di altro reato, ovvero la cessione di sostanze stupefacenti.
La ricerca spirituale
L’agenda-diario di Alex, fitta di annotazioni, mostra un percorso di ricerca spirituale e introspezione che lo aveva condotto all’abbazia di Vidor in almeno altre due occasioni prima del 30 giugno 2024.
Il 12 aprile 2024 il 25enne descriveva la sua prima esperienza: “Un posto impressionante, bellissimo, magico» scrive Alex. “L’atmosfera del gruppo è ottima, Tati e Zu (Tatiana Marchetto e Andrea Zuin, ndr) mi ispirano molta fiducia (...) Mi apro all’esperienza e a ciò che la pianta maestra mi mostrerà, ciò che è meglio per me”. Il riferimento alla “pianta maestra” parrebbe indicare l’ayahuasca.
Il 25 maggio, sempre a Vidor, Alex annotava il suo secondo ritiro. Un mese dopo, a giugno, Alex si preparava per un nuovo weekend di ritiro con la partecipazione di due “curanderos” colombiani, Sebastian Castillo e Jhonny Benavides.
L’ultimo scritto
Queste sono le frasi nell’ultima pagina del diario, datata 29 giugno, poche ore prima della sua morte: “Abbazia Magia! Implementare meditazione nel quotidiano, mente e cuore. A chi dare ascolto, alla paura o all’amore? Gli altri non hanno la piena consapevolezza dell’unità. Ricevi ciò che semini. E se sai cosa hai seminato, che hai seminato bene, hai fiducia nel raccolto!”.
Le analisi tossicologiche evidenziano che Alex avrebbe consumato ayahuasca, combinandola con cocaina, cannabinoidi e mdma durante il rito sciamanico. Sebbene l’autopsia avesse rilevato ematomi e ferite da corpo contundente, compatibili anche con una breve colluttazione prima del decesso, non ci sono prove dirette di un’aggressione mortale volontaria.
I dubbi dei genitori
La famiglia di Alex Marangon continua a nutrire forti dubbi. «Abbiamo chiesto che fosse eseguito il test del capello a tutti i partecipanti ma nessuno ci ha ascoltato» ha detto la madre, ribadendo come il figlio fosse contrario alla cocaina: «Alex ce ne ha sempre parlato, abbiamo litigato perché non eravamo d’accordo ma non lo abbiamo ostacolato.
Alex era contrario alla cocaina: non se l’è portata da casa ed entrambe le sostanze sono state date lì dentro». I dubbi della famiglia sono molteplici: «E se qualcun altro avesse avuto effetti allucinogeni? E se qualcuno avesse preso a bastonate Alex? O se qualcuno voleva fermare Alex perché aveva visto qualcosa che non doveva vedere o solo perché voleva andarsene?». Luca Marangon, il padre, evidenzia altri “lati oscuri”: «Per dare l’allarme ci hanno messo più di tre ore. La cerimonia è stata fatta in una chiesa consacrata. Quando siamo arrivati noi la chiesa era stata ripulita e pronta ad accogliere un matrimonio». —
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