Aggredita con le forbici dall’ex fidanzato: «Lui mi cerca, ma io voglio andare avanti»

Il ragazzo dovrà accettare di portare un braccialetto elettronico per stare distante almeno 500 metri dalla giovane. La 18enne: «Non lo odio, spero che si possa curare»

Giacomo Costa
Un braccialetto elettronico utilizzato per far rispettare il divieto di avvicinamento imposto da tribunale
Un braccialetto elettronico utilizzato per far rispettare il divieto di avvicinamento imposto da tribunale

Lei è in una struttura protet ta, lui è in Psichiatria e, quando tornerà a casa, dovrà portare un braccialetto elettronico e starle lontano almeno mezzo chilometro. Eppure la 18enne aggredita sabato non lascia spazio al rancore e, pur ribadendo di non voler più avere a che fare con il suo ex, gli augura solo di potersi curare.

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Hai letto quello che ha dichiarato “Zeus” sui giornali? C’è qualcosa che vorresti chiarire?

«Ho letto che sarei stata io a contattarlo in questi giorni: non è vero, è stato lui a scrivermi, anche dopo l’aggressione di sabato scorso. Non l’ho mai contattato io, è sempre stato lui il primo a cercarmi. Non avrei nemmeno motivo di cercarlo, al momento sto cercando di riprendere la mia vita in mano e di concentrarmi su me stessa e non ho intenzione di rovinarmi di nuovo per stare con una persona che, prima di tutto, non ama sé stessa».

Lui ha promesso che non ti disturberà più, che non cercherà di contattare te o la tua famiglia...

«Mi ha scritto lui e io ho accettato di aiutarlo, perché nonostante quello che mi ha fatto, per come sono fatta, se una persona viene da me e cerca di sfogarsi io la lascio sfogare, la consiglio. A lui ho risposto sia per il mio bene che per il suo: sono una persona che non odia mai nessuno, voglio che lui si riprenda, anche perché rischia di diventare pericoloso sia per gli altri che per sé stesso».

Racconta anche della vostra amica in comune, vi siete sentite negli ultimi giorni? Lei cosa ne pensa?

«Non l’ho più sentita recentemente, non voglio metterla in mezzo a questa storia».

Lui dice di non ricordare bene quello che è successo sabato scorso.

«È venuto fino a Mirano facendomi credere di voler solo parlare, poi mi ha portata in un posto isolato che penso avesse cercato prima di incontrarci. Aveva programmato di portarmi lì e poi è successo tutto quello che sapete già».

Parli dell’aggressione, di quella scenata a proposito dei contatti e dei messaggi sul tuo telefono?

«Sì, anche su questo ha raccontato delle falsità, sembra che voglia farmi passare per quella che, in un certo senso, se lo sarebbe meritato. Ma le persone con cui parlavo al telefono erano solo amici e lui non ha trovato nulla di strano sul mio cellulare quel giorno. Non è neanche vero che lo avrei tradito: noi non stavamo più insieme, inoltre tutto quello che ho fatto è stato parlare normalmente con degli amici, se l’ho fatto di nascosto è stato solo perché avevo paura che iniziasse a scrivere in privato alla gente, a minacciare o mandare mie cose in giro, come è già successo in passato. Era questo l’unico motivo, non avevo nulla da nascondere».

In nessun caso, comunque, sarebbe giustificata la violenza.

«No, chiaro, l’ho voluto specificare solo per chiarire il suo atteggiamento».

L’altro giorno hai lanciato un appello ai giovani che possono essere in una situazione simile alla tua.

«Ribadisco quello che ho già detto, ma anche di prestare attenzione quando si leggono casi di questo tipo, senza conoscere quello che ci può essere dietro. A parte questo non ho più intenzione di rispondere ad altre provocazioni: non devo dare delle spiegazioni o difendermi dalle sue versioni, voglio solo superare tutto e andare avanti con la mia vita e spero che lui faccia lo stesso».

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