Karateka muore a 51 anni per un tumore. Per l’addio la famiglia chiede abiti colorati

Luca Spigariol, padre di due gemelli, viveva a Ponzano. Sei mesi fa la scoperta della malattia. Era cintura nera terzo dan di karate. La compagna Annalisa: «Era un’anima bella»

Savina Trevisiol
Luca Spigariol
Luca Spigariol

Luca Spigariol se n’è andato in soli sei mesi, vinto da un tumore tra fegato e pancreas che non gli ha lasciato scampo.

Luca aveva 51 anni, viveva a Ponzano Veneto con l’anziana madre, ed è morto dopo un ultimo tratto di vita trascorso alla Casa dei Gelsi, dove è stato ospite negli ultimi 15 giorni. Accanto a lui, la compagna Annalisa Gasparini, con cui condivideva la vita da quattro anni, e che oggi racconta con dolore e amore l’uomo che era entrato in punta di piedi nella sua vita e in quella dei suoi figli, diventando parte della loro quotidianità.

Padre devoto, Luca lascia anche i suoi due gemelli di 17 anni, Fabio e Giulio, che amava profondamente e con cui condivideva ogni momento possibile.

La sua esistenza è stata attraversata da una passione profonda per il karate: cintura nera terzo dan, era stato convocato nella Nazionale italiana da giovane, e negli anni si era poi dedicato all’insegnamento. Solare, entusiasta, amante della vita e degli animali, Luca si definiva «una persona colorata».

Ed è proprio così che i suoi cari hanno scelto di salutarlo: niente abiti scuri, ma colori accesi, quelli che lui amava, per il funerale che si terrà giovedì 17 aprile alle 16 nella chiesa parrocchiale di Ponzano Veneto. «Le persone che amava le chiamava “anime belle”» racconta Annalisa «lui era proprio questo, un’anima bella. Ho fissa l’immagine di lui, seduto su uno sgabello in camera mia, ormai piegato dai dolori. Con la testa tra le mani continuava a ripetere che ce l’avrebbe fatta, che avrebbe vinto lui».

Un combattente fino alla fine, circondato dalla sua grande famiglia: la madre, le sorelle Stefania e Chiara, il fratello Tommaso, tanti nipoti, zii, cugini che non lo hanno mai lasciato solo. In questi sei mesi difficili, si sono stretti a lui con amore e presenza costante, organizzando rimpatriate e momenti di gioia, nel tentativo di rendere ogni giorno un’occasione per vivere fino in fondo.

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