Per Trentini in cinquecento al Festival della Politica a Mestre
Pienone sabato mattina all’evento sulla situazione del cooperante veneziano detenuto in Venezuela. Il giornalista Damilano: «Meloni non ha mai nominato Trentini in pubblico, è un desaparecido della politica: perché?»

Il Festival della Politica di Mestre scende in campo al fianco di Alberto Trentini. Un atto di sentita partecipazione civica e di testimonianza ha riempito il chiostro M9, sabato 13 settembre, con almeno cinquecento persone per il dibattito sulla situazione del cooperante umanitario in galera da ormai 302 giorni in Venezuela.
Dopo l’introduzione di Nicola Pellicani, direttore del Festival, la folla di cittadini e cittadine ha ascoltato con grande attenzione e partecipazione gli interventi che si sono succeduti sul palco. A partire da Ottavia Piccolo, presidente di Articolo 21 Venezia, secondo cui finora il “governo non ha dimostrato grande mobilitazione” per le sorti del 46enne originario del Lido di Venezia.

Piccolo ha poi letto la commossa lettera della mamma di Alberto, Armanda, scritta a fine agosto per la Mostra del Cinema e indirizzata proprio al mondo cinematografico per ribadire la necessità di tenere acceso un faro sulla vicenda del figlio, “sequestrato” dal governo Maduro e tutt’ora senza un’accusa formale.
Dal palco è poi intervenuto il giornalista Marco Damilano che ha sottolineato come la grande di partecipazione di cittadini e cittadine nel chiostro dell’M9 rappresenta un grande momento di azione politica.
«La presidente del consiglio Meloni non ha mai fatto il nome di Trentini in pubblico, è un desaparecido per la politica. Perché? Forse perché un altro mondo è possibile rispetto alla narrazione della criminalizzazione del dissenso».
In un parallelo con la vicenda di Giulio Regeni e delle stragi di matrice neofascista come quella di Bologna nel 1980, Damilano ha ricordato l’importanza delle famiglie delle vittime in prima linea nel far sì che il silenzio non cada su vicende così delicate per la storia d’Italia.
«Così come è successo in passato, anche oggi ci schieriamo al fianco di Armanda Trentini che con la sua lettera parla al posto di chi, come le istituzioni, dovrebbe farlo al posto suo». Infine, un appello al governo: «Sulla liberazione di Trentini siamo tutti ostaggi, il governo Meloni non può segnare la sua esistenza per aver liberato Almasri e non aver fatto nulla per Trentini».
Sul palco ha poi preso la parola Annalisa Cuzzocrea, editorialista di Repubblica, secondo cui Alberto Trentini è un rappresentante della “nostra meglio gioventù”: “E’ un ostaggio di un regime. Il senso di questa storia sta nel nome della ong per cui lavora: umanità e inclusione, le parole più combattute oggi da tanti governi che coltivano l’indifferenza e l’avversità verso la diversità».
Infine, il giornalista e filosofo Pietro Del Soldà ha sottolineato l’importanza di chi oggi si occupa di cooperazione umanitaria: «Un settore sotto attacco, come dimostrano i tagli del governo Usa. Più in generale, è in atto una strategia contro il diritto internazionale, calpestato talvolta in nome di un concetto di nuova pace che calpesta le minoranze. Questo disinteresse generale dev’essere contrastato. Il mio invito è a non mollare: la lotta per la libertà di Alberto è la lotta per la libertà di tutti noi».
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