Possibile svolta sul caso Unabomber: vicini i risultati della perizia sul Dna
I periti hanno chiesto un mini rinvio di 15 giorni, segnale che a breve si saprà se il profilo genetico corrisponda o meno a uno degli undici indagati

Stavolta ci siamo quasi. La perizia per scoprire se il Dna di Unabomber corrisponda, o no, al profilo genetico di uno degli undici indagati, o magari di una o più persone a sorpresa, sta per arrivare.
È l'ultimo sviluppo della riaperta inchiesta sul bombarolo che a cavallo tra fine anni 90 e inizio del secolo in corso ha terrorizzato il Nord Est. Attentati ai danni di persone casuali, bambini compresi, in una scia di sangue protrattasi dal 1994 al 1996 e poi dal 2000 al 2006 in provincia di Pordenone e poi in quelle di Udine, Treviso e Venezia.
Mercoledì 24 settembre, si è appreso che i periti Elena Pilli, esperta in Dna mitocondriale che si occupa di Antropologia molecolare all'Università di Firenze, e Giampietro Lago, già comandante del Ris dei Carabinieri, hanno chiesto al gip Flavia Mangiante un ultimo rinvio, di soli 15 giorni, per depositare il frutto del loro lungo lavoro.
Non più termini temporali calcolati in mesi, ma un paio di settimane in vista dell'udienza di incidente probatorio già fissata per il 20 ottobre alle 10 in tribunale a Trieste.
Il provvedimento, insieme a una decisione del Gip in merito, sarebbe sul punto di essere notificato alle difese, avvocati Alessandra Devetag e Leopoldo Da Ros per buona parte degli indagati, e Maurizio Paniz e Paolo Dell'Agnolo per Elvo Zornitta.
Quest'ultimo è l'ingegnere di Corva di Azzano Decimo nuovamente inquisito insieme al fratello dopo essere stato portato alla sbarra e prosciolto, a causa della falsificazione di una prova da parte di un rappresentante delle forze dell'ordine.
I consulenti tecnici avevano ricevuto l’incarico il 13 marzo 2023 e in quell’occasione avevano indicato un termine di 90 giorni per completare gli accertamenti. Solo a dicembre dello stesso anno, quasi nove mesi dopo, erano stati raccolti i campioni genetici dagli indagati, che si erano resi disponibili spontaneamente.
Da allora vi era stata, secondo gli avvocati difensori, una serie di proroghe “generiche e ciclostilate”, sempre motivate con il richiamo alla “complessità delle indagini”, senza un vaglio critico da parte del giudice né richieste di chiarimento.
Il 17 giugno scorso, le difese avevano depositato una formale richiesta per la fissazione di un’udienza di interlocuzione con i consulenti del giudice, una necessità condivisa persino dal pubblico ministero in udienza.
Nell’istanza, si denunciava la progressiva estensione del numero di soggetti sottoposti a prelievo di Dna, includendo — secondo i legali — persino cittadini coinvolti nel ritrovamento dei reperti, a più di vent’anni dai fatti.
La richiesta di confronto era stata rigettata il giorno successivo, il 18 giugno, con una motivazione stringata, ancora una volta fondata sulla complessità tecnica, senza affrontare nel merito le obiezioni avanzate dalla difesa. Ora la richiesta della nuova mini proroga, verosimilmente l'ultima prima dello scoprimento delle carte.
Di certo, anche in caso di deposito della perizia entro le prossime due settimane, le difese avranno un tempo limitato per valutarne i contenuti con i propri esperti entro l'udienza del 20 ottobre, all'esito della quale si prospetta dunque un nuovo, prevedibile rinvio.
Ma per quella data, quantomeno, si avrà avuta, dai periti, la risposta più attesa. Al Dna di Unabomber, ricavato da reperti custoditi a Trieste alla luce delle più recenti tecnologie, è stato assegnato un nome e un cognome (o magari più di uno), a distanza di oltre trent'anni dal primo attentato?
Pochi giorni e lo sapremo.
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