«Addio, sarò influencer». Lascia il marito e i figli per la carriera sui social
La scelta di una donna trevigiana, ex commessa, che ha deciso di separarsi dopo aver intrapreso la carriera di influencer e aver raggiunto i 50 mila follower. L’avvocato: «Una nuova forma di autodeterminazione»

«Una nuova forma di autodeterminazione femminile». È così che l’avvocato Francesca Tocchetto, esperta di diritto di famiglia, interpreta la scelta di una sua assistita: una trentenne trevigiana che decide di lasciare marito e figli per dedicarsi a tempo pieno alla carriera da influencer. Una decisione personale, certo, ma anche un tentativo di ridefinire il proprio ruolo nella famiglia e nella società.
Fino a pochi mesi fa, la trentenne lavorava come commessa. Il marito ha tuttora un impiego stabile. Insieme crescono due figli. La sua passione per i social si trasforma da semplice passatempo a opportunità professionale: raggiunti i 50 mila follower, arrivano i primi contatti dalle agenzie pubblicitarie per collaborazioni con i marchi. E poi la svolta personale: la donna non vuole più limitarsi al ruolo di moglie e mamma. La decisione sorprende il compagno, che la vive come un abbandono della famiglia. Da qui la crisi, seguita dalla decisione di separarsi. Oggi la coppia si avvia verso la fine del matrimonio ed è proprio Tocchetto a seguire il loro caso.
«Mi occupo di separazioni da molti anni, ma non mi era mai capitato niente di simile», racconta l’avvocato, «devo essere sincera: all’inizio anch’io sono rimasta sorpresa. La scelta di lasciare tutto per fare l’influencer mi ha lasciata perplessa. Poi ho capito. Non è affatto un capriccio, ma una volontà di affermazione».
Per Tocchetto, la vicenda rivela quanto la parità di genere sia ancora sfumata nella vita quotidiana. «Possiamo scrivere tutte le leggi che vogliamo sul congedo parentale o sulla divisione dei carichi familiari», riflette, «ma in tanti casi le donne restano le uniche a dover farsi carico di tutto».
A far la differenza, secondo l’avvocato, sono anche i pregiudizi legati alle professioni nel mondo dei social. «Se lei avesse chiesto del tempo per preparare un esame», spiega, «sospetto che non ci sarebbero state obiezioni. È come se questa scelta fosse stata interpretata come un gesto frivolo. Io stessa, a pensarci, mi sono resa conto che il pregiudizio esiste anche in chi ha gli strumenti per comprenderlo. All’inizio non riuscivo a considerare quella dell’influencer una professione. Poi ho capito che ero totalmente fuori strada. Ma la nostra società, probabilmente, non è ancora pronta ad ammetterlo. Eppure, l’emancipazione passa anche dal riconoscere libertà nuove. C’è ancora tanta strada da fare».
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