Adunata degli Alpini a Vicenza, la carica delle 400mila penne nere

Al via il grande raduno delle penne nere che si chiuderà

domenica. Intervista allo storico Alpino 93enne e alla giovane allieva dell’esercito 

Francesco Dal Mas
Gli alpini hanno invaso Vicenza per l’adunata in programma da oggi a domenica. Sono attese in città oltre 400 mila persone
Gli alpini hanno invaso Vicenza per l’adunata in programma da oggi a domenica. Sono attese in città oltre 400 mila persone

Ecco l’accampamento: rotonde, aiuole, distributori di benzina, pure l’ingresso del cimitero. L’Ana di Vicenza, il Comune, la Diocesi e le parrocchie, le scuole che chiudono per tre giorni, un po’ tutti si sono fatti in quattro per ospitare le penne nere provenienti da ogni parte d’Italia.

Ma gli ultimi che arrivano, non trovando posto nelle palestre, negli oratori, nei grandi cortili, devono accontentarsi in ciò che trovano. Sperando che la Polizia locale chiuda un occhio, invece è da giorni che sta provvedendo agli sgomberi. Specie attorno alle mura storiche, per cui gli operai del Comune hanno dovuto transennare i siti più fragili.

Le grandi battaglie degli alpini nella Grande Guerra, in edicola con il nostro giornale
Postazione di artiglieria di montagna posizionata per il tiro anti aereo sul fronte italiano

La 95ma Adunata degli Alpini a Vicenza inizierà questa mattina con le cerimonie commemorative. Si concluderà con la sfilata di domenica; nel tardo pomeriggio, dalle 16, il passaggio dei veneti. «Dalle nostre province venete aspettiamo almeno 50 mila penne nere – anticipa il vicepresidente nazionale Carlo Balestra, di Feltre – e insieme a loro, in apertura di sfilata, domenica mattina, almeno un centinaio di giovani dei campi Scuola, i futuri alpini».

400 mila, almeno, le presenze di “veci” e “bocia” in questi tre giorni, tra alpini ed accompagnatori.

L’Ana di Vicenza incrocia le dita nella speranza che si affaccino in 500 mila. Molti arrivano a piedi, da ogni parte del Veneto. Magari accompagnando muli e mule. Oppure in bicicletta.

Grande festa ieri pomeriggio per l’approdo del gruppo di Volpago del Montello, che, come tanti altri, è transitato per il ponte di Bassano. Il parcheggio dei cimitero è stato scelto dal gruppo di Ponzano Veneto, ma è stato fatto spostare di qualche metro. In viale Diaz, il titolare dell’area di servizio Vittorio Bonello ha scelto di concedere gratuitamente il suo spiazzo a un centinaio di penne nere.

Ma “radio scarpona” fa correre l’indiscrezione che in qualche albergo si sia triplicato il prezzo delle ultime camere libere. Anzi, si rileva che sarebbero stati aumentati anche i prezzi convenzionati, rispetto a quelli praticati nelle ultime adunate.

Questa mattina, in piazza dei Signori alle 9 alzabandiera e deposizione della corona. Alle 10.30 inaugurazione della cittadella degli alpini a Campo Marzo. Alle 18.30 sfilata dei vessilli da piazza Castello e dalle 19 sfilata dei gonfaloni e dei vessilli, con discorsi ufficiali in piazza dei Signori. Inizia, dunque, ufficialmente l’Adunata.

La storia degli Alpini nelle illustrazioni d’epoca: in edicola con il nostro giornale
Illustrazione storica corpo degli Alpini

Ancora una volta a capo del grande popolo alpino sarà il trevigiano Sebastiano Favero, presidente nazionale dell’Ana, che tiene ad evidenziare, in ogni circostanza, il motto dell’appuntamento: «La pace è il sogno degli alpini». «Noi vogliamo essere soldati di pace e di solidarietà in ogni atto concreto, giorno dopo giorno».

«Avremmo modo di condividere il sogno di pace degli alpini – condivide il presidente Zaia – in un clima di festa ma anche di riflessione sulla loro e la nostra storia, sulla dedizione e l'impegno che hanno fatto della loro associazione nazionale un pilastro della nostra Protezione Civile, su quello spirito di solidarietà che è delle Penne nere ma anche del nostro popolo».

Ieri sono arrivati anche tutti i presidenti di Sezione e pure a loro ha raccomandato quest’approccio. Un appello che domenica sarà consegnato al ministro della Difesa Guido Crosetto che sostituirà la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, mentre ci sarà il presidente della Regione, Luca Zaia.

Notevoli le misure di sicureza.Tombini sigillati, divieto di sorvolo per aerei e droni fino a 4500 piedi, cestini e lampioni rimossi, reparti speciali, unità antiterrorismo e cecchini sui tetti: in queste ore nella città berica si stanno implementando le misure di sicurezza. Imponente il numero di carabinieri, agenti di polizia di stato e guardia di finanza dislocati in città nelle tre aree (la rossa, la gialla e la verde) con pattugliamenti sia a bordo di veicoli che a piedi.

Il 93enne Vittorio vuole esserci 

L’alpino Vittorio Ferracin, 93 anni, di Feltre
L’alpino Vittorio Ferracin, 93 anni, di Feltre

«Prima gli alpini e solo dopo la famiglia», sorride la moglie di Vittorio Ferracin, 93 anni di Feltre. Se le gambe lo reggeranno, il suo grande desiderio sarebbe di non rinunciare a Vicenza. Però l’attività sezionale lo vede ancora particolarmente attivo, con la forza ed il coraggio di un artigliere di montagna.

A quando risale la prima adunata?

«A Venezia, nel 1960. E da allora non ne ho persa una, se non quelle più recenti di Rimini e Udine. Quella che ricordo con più piacere? A Firenze, nel 1975. A Milano, nel 1992, ho avuto l’onore di reggere il labaro nazionale».

Lei è stato parecchie volte anche componente del servizio d’ordine.

«Sì, e proprio per questo mi hanno onorato con l’incarico del labaro. Quante ore in piedi senza muovermi neppure di un millimetro. Per 25 anni ho fatto parte del Son, il servizio d’ordine che gestisce le adunate. Un ruolo prestigioso che mi portava lontano da casa per un’intera settimana».

All’epoca tanti alpini non erano composti come oggi?

«Ma la disciplina è stata necessaria. Allora faticavamo davvero, specie con i trabiccoli. E qualche gomito troppo alto. Ma è anche vero che ci si divertiva parecchio».

Lei è un artigliere da montagna. Tanta nostalgia per la naja, vorrebbe che ritornasse?

«Tanta nostalgia davvero. Lo Stato deve ripristinare la naja, per educare al sacrificio i nostri giovani. Da ragazzo ho trascorso 3 mesi a Padova dove ho fatto il Car e gli altri 15 li ho passati a Feltre nell’artiglieria da montagna, le “panze longhe”, nella Compagnia comando e servizi. Ho moltissimi bei ricordi di quegli anni, posso dire che mi sono fatto voler bene da tutti. Portare il cappello per me è un orgoglio. Ho gestito la sede di Feltre fino a prima del Covid».

Il ricordo più amaro?

«Quello del terremoto in Friuli. Nell’estate del 1976 sono stato ad Attimis, in aiuto ai terremotati. Abbiamo riparato i tetti di tante case. Ma, purtroppo, le scosse di metà settembre hanno vanificato tutto il lavoro che avevamo fatto». 

La giovane allieva alpina

Annagiulia Bonomo, 18 anni, sfilerà con gli alpinia Vicenza
Annagiulia Bonomo, 18 anni, sfilerà con gli alpinia Vicenza

Gli alpini (di leva) più giovani hanno circa 40 anni. La naja, infatti, è stata bandita dal 2005. Ma i 18enni non mancano, come lo è Annagiulia Bonomo di Arcole in provincia di Verona. «Sono un’allieva dei campi scuola e domenica sfilerò anch’io», fa sapere con orgoglio.

Partecipi ai campi Scuola perché hai voglia di fare l’alpina?

«Ho già fatto due campiscuola, tutti e due a Tramonti di Sopra. Ho voluto provare una nuova esperienza e poi mio nonno era alpino. Sicuramente saranno dei bravi ragazzi, ho detto. Vorrei legarmi di più e avere qualcosa da sentire mio, un posto da poter dire “è mio”. Come prospettiva, in realtà, io vorrei continuare. Infatti ogni volta che c’è un’adunata, una riunione con i gruppi Ana cerco sempre di essere presente perché voglio cercare di legarmi».

Ti piacerebbe, dunque, intraprendere la carriera militare?

«Non sono ancora convinta riguardo ad un percorso di tipo militare, però di aderire all’Ana quello sì. Per i valori che insegna, che trasmette. Che non sono certo quelli della guerra, ma della pace, della solidarietà, della condivisione. Se vogliamo anche dell’ordine…».

Il valore dell’ordine?

«In Ana e specificatamente al campo scuola ogni persona ha un ordine da eseguire, ognuno ha un proprio compito da eseguire che deve rispettare. Ognuno sapendo qual è il proprio compito, sa cosa deve fare, senza che gli venga detto. A me questo piace, perché non è una cosa che bisogna chiedere, si sa, c’è l’ordine e ci si aiuta. Oltre al fatto dell’ordine, è un servizio da fare e se c’è qualcuno in difficoltà ci si aiuta».

Sei stata all’adunata ad Udine, l’anno scorso. Perché ritorni a Vicenza. Che cosa ti affascina?

«Il mondo delle adunate è fatto di molte persone, di molte storie diverse, di provenienze fra le più disparate che magari non ci si aspetta neanche e ognuno ha una propria storia da raccontare». 

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso