In quasi 4 anni manutenzione yacht oligarca russo è costata 30 milioni

(ANSA) - TRIESTE, 27 DIC - Potrebbe arrivare nei primi mesi del 2026 la sentenza della Corte di giustizia dell' Unione europea sul ricorso presentato dalla Valla Yachts, società formalmente proprietaria della più grande barca a vela del mondo, la "A", sottoposta a congelamento amministrativo dalla notte tra l'11 e il 12 marzo 2022 in quanto, per lo Stato italiano, riconducibile all'oligarca bielorusso Andrey Melnichenko, vicino a Putin, e per questo bloccato dall'invasione dell'Ucraina. L'enorme yacht, del valore di 530 milioni di euro, galleggia da allora nel Golfo di Trieste. La sua manutenzione, secondo una inchiesta pubblicata oggi dal quotidiano Il Piccolo, finora sarebbe costata 30 milioni di euro all'Italia. Il panfilo, riporta Il Piccolo, non rientra tra gli asset russi investiti in Europa e che l'Ue intenderebbe utilizzare per finanziare l'Ucraina, in quanto bene non finanziario. Il quotidiano ha ricostruito la filiera proprietaria di A, progettato da Philippe Starck: Melnichenko rigetta l'ipotesi che sia un bene a lui riferibile, perché, aveva dichiarato, di proprietà di "un trust gestito da un fiduciario indipendente", ma per le autorità italiane ed europee sarebbe invece suo. Il gigayacht risulta di proprietà di una società con sede alle Bermuda, la Valla Yachts, che conferisce in un trust gestito da un trustee (una società svizzera). Aleksandra Melnichenko, moglie dell'oligarca, cui il magnate ha conferito il suo ricco pacchetto azionario, è la beneficiaria discrezionale del trust: potrebbe cioè utilizzare il bene se il trustee (la società svizzera) glielo assegnasse. Un giro che per le autorità italiane ed europee, parte e torna ai Melnichenko. Lo hanno ribadito i giudici europei lo scorso marzo, bocciando un ricorso del magnate dei fertilizzanti e del carbone e confermando il congelamento del panfilo. Ma la Valla Yachts sostiene di essere proprietaria di A e dunque ha presentato un nuovo ricorso al Tar del Lazio attraverso i suoi legali - lo studio di Roma Saccucci & Partners e lo studio Centonze di Milano - che è stato oggetto però di rinvio pregiudiziale ai giudici europei. Che potrebbero emettere la sentenza nei prossimi mesi, appunto. La gestione della nave è affidata all'Agenzia del Demanio. Una volta finita la guerra tra Russia e Ucraina, l'Italia chiederà la restituzione della cospicua cifra sborsata per rilasciare la nave. (ANSA).
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