Certificati falsi per ottenere invalidità, 51 indagati

(ANSA) - REGGIO CALABRIA, 30 LUG - La Procura di Reggio Calabria ha chiuso le indagini nei confronti di 51 soggetti accusati di falso ideologico e materiale nonché per l'utilizzo, in sede di perizie medico-legali, di documentazione artefatta. Il provvedimento, firmato dal procuratore facente funzioni Giuseppe Lombardo, è stato notificato dai finanzieri del Comando provinciale che hanno condotto le indagini da cui sono emerse plurime condotte illecite finalizzate a conseguire l'indebita percezione di pensioni o assegni di invalidità civile. L'attività investigativa era partita da una denuncia presentata da un consulente tecnico, incaricato dalla Sezione Lavoro dal Tribunale nell'ambito di una vertenza instaurata per il riconoscimento della pensione di invalidità da parte di un cittadino reggino. Il perito, infatti, aveva riscontrato l'inattendibilità di alcune certificazioni mediche che sarebbero state rilasciate da strutture sanitarie pubbliche e poi riversate nel fascicolo del ricorso. Nell'ambito delle indagini, svolte dai finanzieri ddel Gruppo di Reggio Calabria, sono state eseguite alcune perquisizioni e sequestrate le copie di documenti di riconoscimento di soggetti residenti nel reggino, istanze indirizzate all'Inps volte a ottenere la pensione di invalidità e altri riconoscimenti, ma anche documentazione sanitaria palesemente artefatta. Eseguiti i controlli presso le strutture sanitarie e sentiti i medici sottoscrittori di quei certificati, li hanno disconosciuti. È emerso, infatti, che gli indagati, a cui era stato preliminarmente negato dall'Inps il riconoscimento dell'invalidità o dell'assegno civile, hanno formulato il ricorso davanti al giudice del Lavoro presentando documentazione sanitaria risultata falsa o artefatta. Ciò avrebbe indotto in errore il perito nominato dal Tribunale che, al termine della consulenza tecnica, avrebbe attestato la veridicità di quei certificati con conseguente riconoscimento, pertanto, in capo ai ricorrenti di una riduzione permanente della capacità lavorativa o di altre patologie invalidanti. Al centro dell'inchiesta ci sono due donne, madre e figlia che nel maggio 2022 erano finite agli arresti domiciliari. Le due indagate si erano avvalse, secondo l'accusa, della complicità di un dipendente infedele dell'Inps che avrebbe fornito dati e notizie riguardanti le posizioni e le prestazioni previdenziali dei soggetti indebitamente beneficiari dei sussidi. (ANSA).
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