Visnà, rabbia e proteste: «Ora basta»

Un milione di euro di danni. Non si placano le polemiche: «Segnalata la rottura della chiusa, nessuno ci ha ascoltato»
Di Renza Zanin

VAZZOLA. «Avevamo detto di alzare gli argini, avevamo segnalato che la chiusa era rotta, non è stato fatto nulla e così succedono queste cose».

È tanta la rabbia a Visnà di Vazzola dopo che domenica è tracimato il Favero, un affluente del Monticano. Un fiume d’acqua di quasi un metro ha invaso le case portandosi via mobili, elettrodomestici, danneggiando muri e automobili. Più cresce la conta dei danni, più cresce la rabbia. Il Comune ha stimato un milione di euro di danni.

«Un calcolo provvisorio», precisa il sindaco Maurizio Bonotto. I residenti si sono sentiti lasciati soli a loro stessi in mezzo a quello che definiscono un disastro e ora, temono di sentirsi soli davanti alle spese da affrontare. Tra loro ci sono disoccupati, pensionati ed operai in cassa integrazione.

La rabbia cresce perché in paese in tanti sono convinti che si potesse evitare almeno in parte quello che è accaduto. Prima di tutto rinforzando gli argini del Favero, che ha trasformato via Monticano e altre vie del centro in fiumi. I residenti parlano invece di appelli inascoltati fatti al Comune, prima, quando non si sono fatti gli interventi di messa sicurezza richiesti, e di aiuti arrivati troppo tardi, poi. Su tutto ha vinto la solidarietà.

«Ci siamo aiutati tra di noi, persone del paese si sono messe in moto per salvare gli anziani con le ruspe, li hanno tirati fuori dalle case attraverso le finestre», racconta Lisa Alessandri, «abbiamo preso i sacchi da un’azienda e la sabbia e tutti quelli del borgo ci siamo trovati in piazza per fare i sacchi e poi li abbiamo trasportati fino alle case».

A Visnà è stata, secondo i residenti, un’emergenza fai-da-te, almeno fino al pomeriggio e in molti casi fino a notte fonda.

«Non è venuto nessuno, ci siamo aiutati tra vicini. Da noi sono venuti ad aiutarci alle 20.30, quando l’acqua iniziava già a scendere», dice Laura Da Dalt. Poche ore hanno spazzato via anni di sacrifici. «È venuto uno del paese con il muletto a tirare fuori mia madre di 80 anni», racconta Graziano. Nella sua casa c’erano 60 centimetri d’acqua in tutto il piano terra, nell’abitazione di Paolo Alessandri il livello è salito oltre: «L’acqua entrava sempre più forte», dice.

Pesante il bilancio per Nicolò Sordon: «Sono almeno 20-25 mila euro», dice, «saranno stati almeno 70 centimetri, l’acqua è entrata negli armadi, ho dovuto togliere i rivestimenti in legno delle pareti, buttare via i divani. Ho finito alle 22 di togliere l’acqua, mi ha aiutato un amico». Sordon ha visto un’altra esondazione quella del 1966, ma assicura che quella di domenica è stata la peggiore. La sua casa è ancora sottosopra.

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