Villa Morassutti, fratelli coltelli

Rischia la dispersione il patrimonio della più importante delle dimore storiche della città

MONTEBELLUNA. La villa dove il tempo si è fermato si trova alle porte di Montebelluna, tra l’ospedale vecchio e le piscine comunali. Circondata da un parco secolare di dieci ettari, è esclusa alla vista circostante da una cinta muraria e da un’importante vegetazione. Pochi ne conoscono il valore, anche perchè si contano sulle dita di poche mani coloro che hanno potuto varcare quel cancello che dà su via Castellana, in realtà solo un ingresso laterale.

Villa Mora Morassutti, la più prestigiosa delle dimore storiche montebellunesi, rischia di essere smembrata pezzo dopo pezzo a causa delle divergenze tra i quattro eredi della dinastia di facoltosi commercianti: Maurizio, Stefano, Emanuele e Maria Consolata che, forse inconsapevoli del valore culturale del compendio, se ne stanno liberando pezzo dopo pezzo anzichè tentarne una valorizzazione complessiva.

Un paio d’anni fa la vendita della tenuta agricola La Martinella, una distesa 106 ettari a sud della villa, ceduta all’industriale del prosecco Gottardo Zanetton da Valdobbiadene per poco meno di dodici milioni di euro. Ed ora con una scelta che fa rabbrividire gli storici e che dovrebbe suscitare almeno un po’ di indignazione nelle istituzioni culturali pubbliche, che sembrano assistere a questa dispersione senza toccare palla.

Gli eredi infatti hanno sottoscritto nel 2015 un arbitrato che prevedeva di liberarsi delle proprietà secondarie, mettendo in vendita pure la villa e le sue adiacenze. Non trovando acquirenti per l’intero complesso immobiliare, hanno deciso di liberarsi per primo dei terreni della Martinella, appetibili perché zona Doc del prosecco, conservando la proprietà della villa.

Senza valide trattative per la villa, hanno deciso di spartirsi gli interni: un lotto ad ogni fratello, assistiti dai legali «storici» della famiglia Pier Vettor Grimani di Venezia e Guido Piccione di Treviso.

Il copioso insieme di arredi, quadri - tra cui due grandi dipinti equestri dello Zanchi – biblioteca, statue, armature, porcellane, oggetti artistici di un’epoca che abbraccia praticamente tre secoli. Nella villa infatti si è sedimentato il risultato dei vari passaggi ereditari delle famiglie Mora, Cerat Mora, Morassutti insieme al ramo piemontese dei Vitale e Pasta. Un compendio antropologico. La villa, grazie soprattutto alla passione e alle relazioni di Antonio Morassutti, nato nel 1881 e scomparso nel 1966, è stata a cavallo di Otto e Novecento crocevia di aristocratici, nobili e borghesi di mezza Italia. Vi soggiornò Ernest Hemingway, la frequentò Manara Valgimigli, Giovanni Papini, Augusto Serena e moltissimi altri artisti e intellettuali con cui i Morassutti coltivavano relazioni.

Adesso la corposa biblioteca, i molti album fotografici, gli oggetti e le opere d’arte dedicate alla caccia, le statue e le collezioni di armi rischia di finire sui banchi di mercatini dell’antiquariato, disperdendo quello che in qualunque paese al mondo sarebbe considerato un «unicum» da preservare.

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