Villa Margherita e Storga invasi da erba alta e zecche

TREVISO. C’erano i carabinieri, ma se ne sono andati per questioni di spending review. Ci doveva andare il conservatorio, ma i soldi non bastavano. Qualcuno pensava di renderla un centro per mostre, ma l’idea è subito morta. E le tre proposte arrivate in Comune l’anno scorso non hanno avuto seguito. In dieci righe ecco gli ultimi tre anni di Villa Manfrin-Margherita, il gioiello settecentesco lungo viale Felissent, alle porte della città. Ma per essere corretti alle dieci righe andrebbero aggiunte altre due parole: erbacce e abbandono. Perché questa è la condizione in cui versa la bellissima dimora in stile, facendo purtroppo brutta mostra di sè.

La protesta online. A rilanciare il tema in rete è stata alcuni giorni fa la pittrice trevigiana Olimpia Biasi, che ha dato il via a una protesta fotografica: una immagine al giorno per documentare lo stato di fatto di villa e parco fino a quando qualcuno non interverrà, anche per dare futuro all’area. L’amministrazione, dopo il concorso di idee lanciato nella primavera 2015 (a due anni dall’uscita di scena della Legione Carabinieri) e foriero di tre ipotesi di rilancio, ha continuato a tacere. Si sa che l’anno prossimo la riqualificazione del parco, e forse di parte della villa, potrebbe essere uno degli interventi «per la città» ad opera degli alpini in vista dell’adunata 2017. Ma il piano – sul tavolo del Coa – non ha ancora trovato una conferma operativa. Anche perché i costi del progetto sono onerosi (si è parlato di almeno 2 milioni di euro per il restauro totale dell’edificio e degli annessi) e a remare contro pare ci sia anche l’assenza di un progetto guida del restauro. Ovvero: restaurare sì, ma per fare che cosa? E quindi oggi villa Margherita continua ad essere un fiorire di erbacce di ogni genere e altezza, che vengono tagliate solo all’indomani delle proteste più rumorose alle volte da volontari, altre da scout e a breve, se il progetto dell’assessore alla sicurezza Roberto Grigoletto andrà in porto, dai detenuti. Lavori socialmente utili, che potrebbero essere indirizzati altrove se l’abbandono di villa Margherita avesse fine. Il Comune non ha soldi per gestirla o restaurarla direttamente, non a caso non l’ha inserita nelle aree pubbliche di competenza di Contarina. Soluzioni? Ad ora nessuna, come per un altro parco cittadino che negli ultimi mesi sta vivendo un vero tracollo, il parco della Storga.

I tagli. I tagli alla Provincia, proprietaria del parco, hanno azzerato tutti gli interventi lasciando l’ente, che anni fa sfoggiava bilanci e progetti miliardari, senza perfino i 3.000 euro che servirebbero per rimettere in sesto le passerelle in legno, oggi ancora chiuse da un cartello che suona più o meno come “se passi, lo fai a tuo rischio e pericolo”. Anche allo Storga a farla da padrone sono le erbacce, ma purtroppo non da sole. Complice il passaggio di animali e greggi (l’ultimo accolto in via ufficiale per il presepe da guinness dello scorso inverno) allo Storga oggi tra le erbe alte del parco proliferano le zecche. E lo sanno bene i tanti proprietari di cani che si danno appuntamento lì la domenica. «È un problema serio», ammette il presidente uscente Leonardo Muraro, «ma che possiamo fare? Noi non abbiamo soldi per tagliare l’erba. O paga qualcuno, oppure...». Oppure il parco sarà destinato a tornare alla natura. Cosa che potrà piacere a tanti, ma renderà di certo la vita più difficile e meno sicura alle famiglie, ai podisti, ai moltissimi trevigiani che lì avevano trovato un’oasi naturale da vivere e frequentare comodamente.
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