Vende De Chirico falsi: assolto

Li aveva comprati come autentici, per il giudice non c’è dolo: Poidimani assolto

Anche se i quadri erano falsi, compresi due De Chirico, lui non lo sapeva: li aveva acquistati per originali, e come tali li aveva rivenduti a un imprenditore trevigiano. Per questo motivo, Rosario Poidimani è stato assolto ieri dall’accusa di commercio di opere d’arte contraffatte: per il giudice, in assenza di prova di dolo, il fatto non costituisce reato.

Rosario Poidimani aveva deciso di vendere i quadri nel 2006, quando lo stato delle sue finanze non era florido. È in quel periodo che da Treviso arriva nella dimora vicentina del «prinicipe» l’imprenditore trevigiano Franco Zorzi. «Scelsi i quadri, vidi che dietro c’era la certificazione di autenticità», ha ricostruito in aula Zorzi durante il processo, «Alcuni giorni dopo me li consegnarono e io pagai i 280 mila euro». Concluso l’affare, l'imprenditore ha però qualche dubbio: «Decisi di chiedere una verifica con la Fondazione De Chirico e con altre fondazioni tramite la casa d’aste Christie’s: risultò che probabilmente non si trattava di opere autentiche. Così decisi di fare denuncia per truffa».

La querela è stata poi ritirata, «avevo trovato un accordo con Poidimani, accordo che però non si è mai perfezionato», aveva spiegato Zorzi. La presunta violazione del decreto legislativo 42 del 2004 (“Codice dei beni culturali e del paesaggio”) è rimasta a carico di Poidimani. Fino all’assoluzione di ieri. «Una vittoria piena», dice l’avvocato Mario Allegra, difensore di Poidimani, «Lui è sempre stato convinto dell’autenticità di quei quadri, come tali li aveva comprati, come tali li ha venduti».

«Mi piacciono i quadri e quando mi parlarono della collezione di Rosario Poidimani andai a vederla a Vicenza. Fra tutte le opere che teneva in casa e in un museo, circa 300, ne scelsi sette: De Chirico, Rosai, Morandi, Sironi, De Pisis e Carena. Spesi 280 mila euro». Così Zorzi, titolare dell’azienda di rimorchi che porta il suo nome, aveva raccontato al giudice la vicenda. È stato lui a ripercorrere, passo dopo passo, le tappe della disavventura che ha portato sul banco degli imputati nientemeno che un «principe» (come lui si qualifica), ovvero il siculo-vicentino Rosario Poidimani, 73 anni, aspirante re del Portogallo in qualità di figlio adottivo di Donna Maria Pia di Sassonia Coburgo Gotha, duchessa di Braganza e sedicente figlia illegittima di Carlo I, penultimo re di Portogallo e di una certa Amelia Laredo y Mursia.

Fabio Poloni

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