Un medico trevigiano a caccia di 10 talenti della neurochirurgia

La Medicina è come il mito, chiede di superare i propri limiti per portare un po’ più in là l’orizzonte della conoscenza. Seguendo le tracce di Enea il dottor Alessandro Perin, 43 anni, neurochirurgo di Vittorio Veneto, oggi direttore scientifico del Besta NeuroSim Center dell’Irccs Istituto neurologico Carlo Besta di Milano, si è imbarcato in un progetto pilota unico quanto ambizioso: formare 10 neurochirurghi, saranno i migliori d’Europa. Il tutto grazie al corso Aeneid, finanziato con un milione di euro dalla Commissione europea.
«Il programma ripercorre idealmente l’Eneide, abbinerà conoscenze pratiche, teoriche ed empatia» anticipa il dottor Perin. Si partirà nel gennaio 2021 con 10 specializzandi, scelti in base all’ottimo curriculum ma non solo, decisivo sarà il colloquio motivazionale. «Va superato il concetto che tutti i 110 e lode siano bravi medici, non è sicuramente una regola, nella scelta andremo a capire chi ha più possibilità e le potrà esprimere al meglio».
Inghilterra, Germania, Francia, Svizzera, Olanda, Ungheria, Serbia, Austria e Italia i paesi coinvolti. Tre anni di training sul campo, per prima cosa i candidati si cimenteranno operando con simulatori 3D e modelli anatomici basati sulla realtà virtuale, poi la frequentazione di centri internazionali di eccellenza neurochirurgica, quindi il ritorno nei dipartimenti d’origine per consolidare il bagaglio acquisito.
Quello che il dottor Perin sta costruendo è in realtà un nuovo approccio alla formazione dei giovani medici.
«Il progetto ha prospettive molto elevate, fino ad oggi tutti i medici, in particolare i chirurghi, hanno imparato il mestiere seguendo il principio del “vedi uno, fai uno”, come l’apprendistato di un ciabattino che osserva il mastro riparare le scarpe e un giorno, dopo che ne ha viste un certo numero, gli viene detto che ora tocca a lui» esemplifica Perin «ma qui parliamo del cervello di un essere umano. Sono utili dei percorsi standardizzati per garantire a tutti le stesse possibilità di crescita e perfezionamento».
Non basta “rubare con gli occhi” e imparare a memoria le azioni, servono calore umano, capacità di ascolto e umiltà. «Il massimo è avere alle spalle un mentore» dice Perin, riferendosi al professor Francesco Di Meco direttore del dipartimento di Neurochirurgia del Besta, per il quale il medico vittoriese ha deciso di rientrare in Italia rinunciando alla carriera in Canada per lavorare fianco a fianco. La tecnologia resta un ausilio importante, ma ci vuole empatia. «La pietas intesa come la capacità di imparare dai malati e la consapevolezza che le malattie non si sconfiggono ma si curano». Per il resto, «il cervello è ancora un mistero» conclude Perin «e la neurochirurgia è una non chirurgia, perché richiede di non interferire con il cervello per non danneggiarlo». —
Valentina Calzavara
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