Un fondo straniero pronto a comprare Stefanel

Due manifestazioni d’interesse per il brand trevigiano: c’è anche un imprenditore italiano. Ma i negozi rimangono chiusi
SBRISSA . AG.FOTOFILM . PONTE DI PIAVE . DITTA STEFANEL
SBRISSA . AG.FOTOFILM . PONTE DI PIAVE . DITTA STEFANEL

ponte di piave

Stefanel non esce più dal lockdown: l’azienda ha confermato che i negozi, inattivi da marzo, resteranno chiusi anche nelle prossime settimane, con le eccezioni delle aperture mirate di Milano, Verona e Roma. E l’annuncio che quest’anno non ci sarà una collezione autunno-inverno lascia presagire che le serrande dello storico brand nato a Ponte di Piave resteranno abbassate ancora per diversi mesi. Dall’incontro di ieri al Mise non solo cattive notizie. L’azienda, che da settembre opera in regime di amministrazione straordinaria ed è ufficialmente in vendita, ha comunicato di aver ricevuto due manifestazioni d’interesse per il suo acquisto, rispettivamente da parte di un fondo straniero e di un imprenditore italiano in collaborazione con un altro fondo d’investimento. Anche su questo punto, però, le forze sociali smorzano gli entusiasmi: «Vorremmo capire meglio di chi si tratta, e quali sono i piani per l’azienda» sottolinea Tiziana Basso, Filctem Cgil, «apprezziamo la velocità delle operazioni, ma non vorremmo che un’azienda storica venisse svenduta. Abbiamo chiesto a Ministero e Regione di monitorare il passaggio e fornirci puntuali informazioni».

esuberi rimandati

La tabella di marcia prevede le manifestazioni d’interesse entro il primo luglio e le offerte vincolanti entro il 4 settembre. Il commissario straordinario, Raffaele Cappiello, ha confermato lo spacchettamento della vendita tra le due società Stefanel e Interfashion (partecipata di Stefanel), dicendosi fiducioso del fatto che entro luglio altre manifestazioni d’interesse possano affiancarsi alle due già sul tavolo. Nel frattempo ai venti dipendenti in esubero è stata comunicata la volontà di prorogare la collaborazione, inizialmente in scadenza al 31 luglio, fino a fine anno. I 66 lavoratori rimasti, di cui una decina a Milano e gli altri a Ponte di Piave, cui si affiancano gli addetti dei negozi, dovranno infatti lavorare sulla collezione primavera-estate 2021, mentre l’autunno-inverno non sarà acquistato. «Nel piano che abbiamo visionato rimane la chiusura dei negozi» ribadisce Tiziana Basso, «è un passaggio che giudichiamo negativamente, vorremmo che la sperimentazione provata su Milano, Verona e Roma fosse allargata ad altri punti vendita».

la regione: «rilancio industriale»

Al termine dell’incontro in Ministero anche la Regione Veneto ha diramato una nota: «La Regione ribadisce l’impegno a vigilare perché l’operazione avvenga in una prospettiva industriale di rilancio di un’azienda storica, che è simbolo del manifatturiero veneto e italiano. Per la Regione, che ha seguito la vertenza in corso in ogni sua fase, l’unica seria prospettiva per questa realtà tessile e il relativo marchio commerciale sta in un solido rilancio industriale, con relative garanzie occupazionali, produttivi e commerciali». —

andrea de polo

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso