Tutti pazzi per il burraco, in 400 alla sfida

A Ca’ dei Carraresi la due giorni di gara e socialità: «Veniamo per le carte sì, ma ci piace stare assieme»
AGOSTINI TREVISO CIRCOLO DI BURRACO ALLHOTEL CARLTON
AGOSTINI TREVISO CIRCOLO DI BURRACO ALLHOTEL CARLTON

In tubino nero, con la sigaretta stretta in bocca. Uomini incamiciati e sudati per la tensione che si respira attorno al tavolo. E qualche gentiluomo d’altri tempi, giacca, cravatta e pipa. Per lo più dai 50 in su, ma non mancano i giovani. E’ l’identikit del giocatore di burraco. Qualcuno sottovoce, prendendoti sotto braccio, aggiunge “e di ceto medio alto”.

Ieri erano in 400 a Ca’ dei Carraresi, dove si teneva la seconda giornata del torneo nazionale. Giocatori da tutt’Italia, fin dalla Sardegna e dalla Sicilia. Il premio di duemila euro può aver ingolosito, certo, ma i giocatori di burraco sono fedelissimi, appassionati, tenaci.

«Di solito si inizia a giocare per socializzare», spiega Viviana Zanardi, consigliere nazionale della federazione del Burraco. «Certo qui c’è la competizione, ma è in famiglia che si inizia a giocare. Il mio nipotino ormai mi batte. Abbiamo due mascotte della federazione, di 88 e 90 anni che sono ai vertici delle classifiche. Ma c’è un boom del burraco, anche tra i giovani. Ora abbiamo 18 mila iscritti». Un torneo che si è concluso solo in serata e che ha visto impegnati i quattrocento giocatori per circa sette ore.

Tra una manche e l’altra non sono mancati i momenti di tensione. Con qualche discussione tra le coppie inscenata sulle scale che portavano alla sala del torneo: scartare il re o la donna, smazzare questo o quell’altro.

Per soddisfare tutte le richieste le coppie si sono sedute a turno, per quarantadue minuti esatti. Una corsa contro il tempo per liberarsi di “pinelle” (i due del gioco), jolly, fiori e cuori. Vince chi resta prima senza carte.

Deus ex machina dell'evento è stata proprio l'associazione «Marca Gioiosa» tra le maggiori realtà italiane di burraco associate alla Fitap, la Federazione Italiana Associate Burraco.

Sono 160 gli iscritti al gruppo trevigiano, che si trova a giocare a Carlton almeno due volte alla settimana. Su quei tavoli c’è chi trova soprattutto compagnia e amici.

«Gioco da tre anni», racconta Ettore Maronilli, «definirei il burraco un salvavita, sono vedovo e questo passatempo è un compagno delle mie giornate. Mi ha risolto il problema della solitudine e ora non posso più farne a meno».

Dello stesso parere anche Ernesta Croce: «È un attività che fortifica le relazioni, così nascono nuove amicizie e si dimenticano i problemi quotidiani». E poi serve a tenere allenata la mente.

«È uno sport della mente, un po’ come gli scacchi. Ci costringe a usare la testa e per questo ci fa bene ed è molto apprezzato».

Federico Cipolla

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