Truffa dell’energia pulita, in due nei guai a Treviso

TREVISO. Soldi pubblici per diversi milioni di euro ottenuti con documentazione falsa per interventi di risparmio energico mai realizzati o soltanto in minima parte. Ci sono anche due imprenditori della Marca coinvolti nella maxi frode ai danni della Gse (Gestore servizi energetici), la società interamente partecipata dal ministero dell'Economia alla quale veniva presentata lai documentazione falsa per ottenere i contributi. Si tratta del coneglianese Paolo Cesaro e dell’opitergino Bruno Saccomani. Entrambi sono agli arresti domiciliari dopo che il giudice delle indagini preliminari di Treviso Angelo Mascolo ha accolto la richiesta del pubblico ministero Davide Romanelli. Nei loro confronti l’accusa è pesante: truffa ai danni dello Stato.
L’indagine della guardia di Finanza di Treviso coinvolge anche un imprenditore della provincia di Frosinone, Marco Perfili, presidente del settore Ambiente di Federlazio, già perquisito dalla guardia di Finanza ciociara un mese fa. Con lui sono indagati altre sei persone, tra i quali alcuni suoi familiari ed i due imprenditori veneti.
Poche le notizie filtrate sull’inchiesta. L’ipotesi d’accusa formalizzata dalla procura della repubblica di Treviso è quella di truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, aggravata dalla rilevante entità patrimoniale, ai danni di Gestore servizi energetici. Una presunta frode che sarebbe stata messa a segno nell’arco di quattro anni, tra il 2014 ed il 2018. Le indagini delle Fiamme Gialle trevigiane sono iniziate diversi mesi fa. Un lavoro investigativo culminato lunedì scorso con la notifica dei provvedimenti del gip Mascolo. Il bilancio è di tre imprenditori agli arresti domiciliari ed altre quattro persone indagate a piede libero per truffa aggravata ai danni dello stato (un reato perseguito dall’articolo 641bis del condice penale).
Secondo gli investigatori, le società che facevano capo agli indagati avrebbero ottenuto contributi pubblici per diversi milioni di euro dalla società partecipata dal ministero dell'Economia, la Gse. Per farlo avrebbero presentato documentazione falsa. Dagli accertamenti è emerso che sono state depositate migliaia di domande per l'erogazione di incentivi in relazione all'esecuzione di interventi di efficientamento energetico. Pannelli solari e altri strumenti per ricavarne energia rinnovabile. Lavori che, però, non sarebbero mai stati realizzati. Nel mirino delle Fiamme Gialle sono finite anche le fatture emesse dalle imprese incaricate di svolgere le opere: per gli investigatori i documenti fiscali non corrispondevano al vero. Mesi di accertamenti, riscontri, acquisizione di documentazione nella sede della società ministeriale hanno indotto il giudice anche a disporre il sequestro di numerosi documenti trovati all’interno delle aziende che facevano capo agli imprenditori coinvolti. Altri particolari potrebbero emergere nel corso degli interrogatori di garanzia, previsti nei prossimi giorni.
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