Truffa alla cliente: condannato
Dieci mesi di condanna e ventimila euro di risarcimento da versare alla cliente. L’avvocato trevigiano Luigi Fadalti è stato condannato ieri per tentata truffa aggravata.
Il noto legale era finito a processo per citazione diretta: secondo quanto ricostruito dalla Procura, ha fatto firmare alcuni fogli in bianco a una sua cliente, assistita durante una causa di separazione, spiegandole che si trattava di liberatorie sulla privacy.
In realtà quei fogli sarebbero poi stati compilati e trasformati in una “convenzione” di contratto, con tanto di tariffe precise per le prestazioni dell’avvocato. Tradotto: 23.742 euro in quella convenzione, che sono saliti a 45.753 in un successivo “preavviso di fattura”.
Il giudice ieri ha emesso la sentenza di condanna con rito abbreviato: dieci mesi di condanna e 300 euro di multa, più una provvisionale da ventimila euro da versare alla cliente vittima del raggiro. La sospensione condizionale della pena è subordinata al pagamento di tale somma.
I fatti contestati risalgono al 2 febbraio e al 19 aprile del 2012: la prima data, secondo la Procura, è quella della sottoscrizione della convenzione tra Fadalti e la sua cliente, la seconda è quella della richiesta di pagamento. La cliente, una donna di 35 anni residente a Cornuda, si era rivolta all’avvocato affinché la assistesse nella causa di separazione dal marito. Una volta accettato il mandato, Fadalti avrebbe appunto chiesto alla cliente di sottoscrivere un documento relativo alla privacy, dicendole che le parti in bianco sarebbero state compilate successivamente dalla segretaria. In realtà, secondo le contestazioni mosse dal sostituto procuratore, quel documento è diventato un contratto in cui veniva stabilito un compenso preventivo nonché un altro compenso «parametrato al raggiungimento degli obiettivi», indicato in una percentuale del dieci per cento sulla somma che la cliente avrebbe ottenuto dalla separazione.
Alla fine della causa, Fadalti avrebbe inviato alla cliente un preavviso di fattura con richiesta di pagamento per 45.753,81 euro. «Ingiusto profitto con altrui danno», la tesi della Procura accolta dal giudice.
Contro la sentenza sarà presentato ricorso in appello da parte dei difensori di Fadalti. (f.p.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso