Treviso, security fuori dai locali contro la movida post-lockdown

TREVISO. Bar come discoteche, security all’ingresso. La lotta alla movida sregolata ha alzato l’asticella da ieri sera: cinque locali del centro storico – zona piazza dei Signori e Pescheria – si sono dotati di buttafuori, per regolare “il traffico” davanti ai plateatici. In pratica: si stroncheranno gli assembramenti sul nascere, agli smemorati si ricorderà d’indossare la mascherina, a chi avvicinerà le sedie come a casa verrà rimarca l’osservanza della distanza di sicurezza.
Le polemiche
Un giro di vite che prende forma dopo le polemiche per gli “spritz senza mascherina” di lunedì, che avevano indotto il sindaco Mario Conte e il governatore Luca Zaia a riprednere i giovani trevigiani. Parecchi gestori, a Treviso come a Padova, avevano dovuto fare i conti con l’indisciplina di qualche avventore più giovane: «Una serata ingestibile, c’era chi ti insultava», fanno sapere. Poi la situazione in settimana è migliorata, ma l’approssimarsi del primo weekend da “liberi tutti” ha suggerito un cambio di passo. E il riferimento non è solo alla stretta nei controlli annunciati dal prefetto Laganà. I titolari della Cantinetta Venegazzù, Polo Caffè, Bacaro San Michele, Soffioni e Acquasalsa hanno fatto squadra e ritenuto di rivolgersi a un’agenzia di sicurezza. Una forma di autotutela, per non incorrere in sanzioni pesantissime. La svolta, per i primi quattro, è già scattata ieri: movida sorvegliata dalle 19 all’1. 30. Idem stasera, mentre domani s’anticiperà per l’orario aperitivo: dalle 17 alle 23. L’Acquasalsa, l’unica a farlo dei cinque, verrà “presidiata” oggi in doppia fascia oraria: alle 12 per l’aperitivo, poi dalle 18 a notte fonda. A occuparsi della sorveglianza sarà la Defcon, agenzia di sicurezza di Treviso: «Dovremo impedire gli assembramenti e fare in modo che gli avventori non levino la mascherina», spiega il direttore Mirko Michieletto, «Siamo abituati a lavorare nelle discoteche, ma non potremo fare i veri e propri buttafuori. Contiamo che la nostra presenza possa rappresentare un deterrente. A differenza del volto amico del barista». Marlisa Bergamin, del Polo Caffè, spiega il senso dell’operazione: «Vogliamo essere da esempio, far capire che ci siamo. Un messaggio di sicurezza trasmesso in modo costruttivo. Il nostro bar non è soggetto ad assembramenti, ma conta molto anche il segnale che dai. Forse, nel primo periodo, sarebbe stato meglio fissare le chiusure alle 22».
La security
Sulla stessa lunghezza d’onda è Goffredo Rocchi, del Bacaro San Michele: «La presenza della security permetterà di regolare l’afflusso. L’osteria è piccola, la strada è stretta. C’è il rischio che si possano formare assembramenti. E i clienti non sempre t’ascoltano». E lo conferma pure Carla Conte, responsabile Acquasalsa: «I camerieri non possono badare al comportamento dei ragazzi, a verificare se rispettano la distanza di sicurezza. L’utilizzo di un addetto alla sicurezza potrà scongiurare gli affollamenti». I baristi sognavano da mesi il primo weekend del dopo-serrata. Il rischio di rivedere clienti accalcati e senza mascherina (non solo giovani) ha tormentato il sonno dei gestori. Inevitabile pensare a una svolta. Il buttafuori, con il suo potere deterrente, diventa l’ennesimo accorgimento anti-contagio. —
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