Treviso omaggia i suoi eroi moderni

Grande commozione a Santa Caterina, consegnati i riconoscimenti per il giudice scomparso e l’anima dell’Advar
PASSERINI AG.FOTOFILM TREVISO PREMIO TOTILA D'ORO A GIANCARLO STIZ E ANNA MANCINI RIZZOTTI
PASSERINI AG.FOTOFILM TREVISO PREMIO TOTILA D'ORO A GIANCARLO STIZ E ANNA MANCINI RIZZOTTI

Ventisette anni sul confine. Quello della frontiera più frontiera di tutte, la più estrema: la soglia tra la vita e la morte.

Anna Mancini Rizzotti, nel 1988, ha perduto il marito Alberto Rizzotti, urologo al Ca’ Foncello. E pochi mesi dopo fondava l’Advar, per assistere a domicilio i malati di cancro. «Una resa al limite che però diventa l’inizio di altro», ama dire lei. E così ha fatto, in quell’anno cruciale.

Oggi, dopo 5 mila malati assistiti e altrettante famiglie sostenute e sollevate, c’è un hospice, la Casa dei Gelsi (in ampliamento, fine lavori ai primi del 2017) invidiatoci da mezzo mondo. C’è un piccolo esercito di 250 volontari e di 58 operatori, che assicurano le cure e l’assistenza domiciliare. E poi la formazione, gli incontri culturali, il primo gruppo in Italia di aiuto per elaborare il lutto («Restiamo insieme»), creato da Luigi Colusso.

«Anna ha trasformato il dolore personale in un lievito di solidarietà», ha detto il sindaco Giovanni Manildo, prima di assegnarle il Totila. Era da 35 anni che non veniva premiata una donna (nel 1981 fu Giulietta Masina). E il sindaco ha citato Lucio Dalla («L’impresa eccezionale è essere normale») prima di svelare la scelta della Follia di Vivaldi per aprire la cerimonia: «Quello che lei, e i suoi collaboratori volevano realizzare allora sembrava una follia, ma è diventata una realtà». E sta per diventare realtà anche l’ampliamento dell’hospice, come ha svelato lei stessa nell’accorato ed emozionato ringraziamento, in cui ha ripercorso «il film lento e velocissimo di questi 27 anni».

L’omaggio ai compagni di avventura - i pionieri Ines Charabelli e Alberto Agostini; Maria Eufrasia Valori e Domenico Viscuso, l’oncologo Antonio Orlando, direttore sanitario dell’Hospice; Gianni Gajo - e alla madre Rita, prima di ribadire i valori cardinali dell’Advar. L’abbraccio che è nel logo, la dignità e la qualità della vita.

Gian Mario Bozzo, che con Giovan Battista Gaio ha proposto il riconoscimento ad Anna Mancini, ha sottolineato «l’intelligenza, la visione, il coraggio e la libertà di pensiero di una persona speciale», ma anche il sostegno alle famiglie il contributo alla comunità scientifica. Il presidente del consiglio comunale Franco Rosi ha invece elogiato «l’instancabile e appassionato impegno». A commuovere la sala, prima del ringraziamento di Anna Mancini, lo struggente video proposto da Giovanna Zuccoli, ispirato alla storia vera di Gianmario, spirato nell’hospice dell’Advar nel 2011. Una storia di «porte e sorrisi, di dignità sovrana, di luce e natura, per l’ultimo tempo della vita» che «deve finire con la vita». Sarà per questo che Anna Mancini, a sé e all’Advar, ha chiesto di «non perdere mai la capacità di sognare, di amare, di stupirci dell’incanto della vita, anche sull’ultimo orizzonte». L’ultima sorpresa è il coro Cadore, che intona quattro canzoni di montagna, di emigrazione.

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