Treviso. Nozze miste negate, fanno causa e vincono

Mancava il nullaosta della autorità algerine perchè il promesso sposo non risultava convertito all'Islam e l'ufficio di stato civile del Comune aveva bloccato le pubblicazioni, Ma una sentenza del tribunale di Treviso ha spianato la strada al coronamento del sogno d'amore di una coppia assieme da 10 anni, formata da un trevigiano e un'algerina, di fedi diverse e genitori di due figli
Borghesi Valdobbiadene Giorgio Canello e la moglie Saima Braini
Borghesi Valdobbiadene Giorgio Canello e la moglie Saima Braini

 Il Comune  di Valdobbiadene blocca le nozze miste tra un italiano e un’algerina. Niente partecipazioni, niente matrimonio. Manca il nullaosta del governo algerino. Motivo: l’aspirante sposo, italiano e cattolico, deve convertirsi all’Islam.

Doccia fredda per Samira Brahimi, 36 anni di Algeri, e per Giorgio Canello, 49 anni, impiegato di Pederobba. No carte, no party. Il sogno di dieci anni infranto davanti al niet dell’ufficiale di stato civile di Valdobbiadene.

La coppia però non ci sta e si rivolge al tribunale di Treviso. L’altro ieri il deposito della sentenza. Il Comune può fare a meno del nullaosta del Consolato. E può far convolare a nozze i due promessi.

Parola di Manuela Elburgo, presidente del collegio giudicante, che in punta di diritto ha motivato il via libera. Una sentenza importante, che mette i puntini sulle “i” su principi costituzionali e diritti dell’uomo.

La storia inizia quanto Samira e Giorgio si presentano in Comune per le nozze. Lei è algerina e per sposarsi ha bisogno del nullaosta del Consolato. Le autorità algerine glielo negano perché manca il certificato che attesti la conversione di Giorgio Canello alla fede islamica. L’ufficiale di stato civile allarga le braccia. Senza quel documento non ci si può sposare.

Quel matrimonio misto non s’ha da fare.

La coppia però non demorde. Assistiti dall’avvocato Silvia Berta, nel novembre scorso i due presentano ricorso al Tribunale di Treviso.

Mercoledì il deposito della sentenza che dà loro ragione. Il collegio giudicante ha infatti ritenuto illegittimo il rifiuto opposto dall’ufficiale di stato civile e quindi ha ordinato di dar corso alle pubblicazioni. Per motivare la sentenza, il presidente Manuela Elburgo ha richiamato due diritti che non possono essere preclusi. Da una parte c’è il diritto alla libertà religiosa, riconosciuto dalla Costituzione.

Dunque Giorgio Canello non può essere costretto a cambiare la sua fede. Dall’altra parte c’è «il diritto fondamentale della persona, e non solo del cittadino italiano, di costruire una famiglia attraverso il matrimonio liberamente contratto». E visto che i due promessi sono fermamente e liberamente convinti di sposarsi, quel matrimonio alla fine s’ha proprio da fare.

La giurisprudenza parla chiaro. Del certificato si può fare a meno proprio nel caso in cui sia rifiutato per motivi religiosi e precluda perciò il diritto a contrarre matrimonio. Il Tribunale ora trasmetterà la sua decisione all’Ufficio stato civile di Valdobbiadene.

«Non ne sapevo niente, non li ho mai incontrati – fa sapere il sindaco Bernardino Zambon – quel che è certo è che daremo sicuramente corso alla sentenza del tribunale».

Il Comune dovrà quindi provvedere alle pubblicazioni anche senza il nullaosta dell’Algeria. Samira e Giorgio però dovranno ancora aspettare trenta giorni.

Il tempo perché scada il termine di presentazione di una eventuale impugnazione della sentenza.

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