Treviso. Le sfruttate del sesso: nella Marca 283 donne sulla strada

Treviso. Aumentano le minorenni, soprattutto nigeriane. In 62 hanno chiesto aiuto  agli operatori anti-tratta. Ieri la manifestazione #liberailtuosogno
agostini AG.FOTOFILM treviso manifestazione in piazza contro violenza donne piazza signori
agostini AG.FOTOFILM treviso manifestazione in piazza contro violenza donne piazza signori

TREVISO. Lievitano i numeri della prostituzione nelle strade della Marca e si abbassa l’età media delle giovani donne vittime di tratta, con le minorenni in aumento. È la drammatica fotografia dell’emergenza sfruttamento sessuale. Da settembre 2016 ad oggi sono state 283 le donne impiegate e sfruttate nella prostituzione di strada in provincia di Treviso, tutte avvicinate da operatori (educatori e psicologi) nell’ambito di un servizio per l’emersione e la prevenzione del fenomeno. Messo in campo, oltre che per monitorare la presenza di eventuali vittime della tratta, anche per la prevenzione sulle malattie sessualmente trasmissibili.

Nella nostra provincia sono state, nell’ultimo anno, 62 le donne che hanno chiesto aiuto per uscire dal giro. Di tutte le richieste di aiuto il 79 per cento riguarda per lo più giovani donne nigeriane di età compresa tra i 18 e i 24 anni. L’8 per cento delle domande giunge da parte di ragazze minorenni. Ed è ancora una volta la Nigeria il paese capofila di questa drammatica classifica. A Treviso per tre vittime della tratta nell’ultimo anno è stato attivato un programma di protezione.

Per puntare la lente sul fenomeno, crimine transnazionale, in tutta la sua complessità, il Dipartimento delle Pari Opportunità e il numero verde nazionale contro la tratta (800 290 290) – in collaborazione con la rete dei Progetti italiani – hanno organizzato ieri in occasione dell’undicesima Giornata Europea contro la Tratta di Esseri Umani in ben 40 città italiane un simbolico evento.

A Treviso in Piazza dei Signori si è tenuto un presidio che ha visto presenti insieme operatori, associazioni e volontari e si è concluso con il lancio di un mare di palloncini arancioni con l’hashtag, nonché slogan della giornata, #liberailtuosogno.

La lotta alla sfruttamento delle tratta vede nell’ultimo anno in prima linea nella nostra regione il progetto Na.ve (Network antitratta per il Veneto), un programma unico per l’emersione del fenomeno, l’assistenza alle vittime e l’integrazione sociale per chi decide di uscire dal giro nato grazie a un finanziamento del Dipartimento Pari opportunità nazionale. Con operatori in servizio in tutte le province del Veneto e il comune di Venezia capofila al lavoro insieme all’autorità giudiziaria, alle istituzioni e alla Polizia per un sistema unico e integrato mirato all’emersione del fenomeno. Come “salvagente” un numero verde contro la tratta l’800 290290 gratuito per ricevere le segnalazioni.

Per le vittime che decidono di liberarsi dal giogo della tratta il progetto prevede inoltre la presenza di strutture per la presa in carico della persona e di inclusione sociale e lavorativa: «Per le donne che compiono la scelta di staccarsi dal giro è previsto un progetto di accoglienza e inclusione sociale per permettere loro la fuoriuscita dallo sfruttamento», spiega Francesca Sguotti, operatore territoriale del progetto Na.ve in provincia di Treviso.

Nella Marca fanno hanno deciso di far parte della rete anche i comuni di Treviso e Casier: «Abbiamo sentito il bisogno di un intervento specifico per contrastare il fenomeno», ha detto l’assessore alle Pari opportunità del comune di Treviso, Liana Manfio, presente ieri mattina alla giornata di sensibilizzazione. «Nel momento in cui riceviamo le segnalazioni gli operatori della rete si attivano per andare a conoscere e aiutare le donne che si prostituiscono lungo le strade». Obiettivo, garantire assistenza alle donne vittime e contribuire a contrastare le organizzazioni criminali dedite a tali reati. Al lavoro a fianco degli operatori un gruppo di mediatori linguistico culturali.

Sono circa un migliaio ogni anno le giovani donne, gli uomini e i minori che entrano nei sistemi di protezione e di assistenza in Italia per l’emersione del fenomeno.

Oltre alle vittime di sfruttamento sessuale l’emersione del fenomeno porta a galla lo sfruttamento lavorativo, l’accattonaggio forzato e le economie illegali forzate: spaccio e furti.

 

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