Treviso, la storia: «Io, invalido rimasto senza una gamba ora subisco il pignoramento dell’auto»

TREVISO. L’autovettura per portatori di handicap pignorata per far fronte alla necessità di pagare gli assegni di mantenimento di una figlia oggi ventenne. Ma il padre, disabile in carrozzina, rimane a piedi. A raccontare la sua odissea nelle complicate maglie della giustizia è Federico Fichera, 62 anni, in carrozzina da otto a causa delle complicazioni sopraggiunte in seguito all’amputazione di una gamba, ex impiegato dell’Usl di Treviso e dal 2008 con un’unica pensione di disabilità su cui poter contare per sbarcare il lunario.
Le peggiori peripezie della già sfortunata vicenda personale hanno inizio dallo scorso maggio, quando a casa sua, a Conegliano, gli viene fatta recapitare una comunicazione del tribunale di Treviso che mette la parola fine alla speranza di poter far ricorso contro una prima sentenza, per tornare in possesso dell’auto. «Opposizione inamissimile», si legge nella notifica. Con l’aggiunta di: «Non sospende l’esecuzione». Da quel giorno la quotidianità per Federico si è trasformata a dir poco in una perpetua corsa ad ostacoli. Con l’unico mezzo a due ruote rimasto in suo possesso – la carrozzina – sulla quale poter ancora contare per potersi muovere. Tanto più in un momento particolare della sua vita che lo vedrà costretto tra qualche settimana a subire un delicato intervento chirurgico a Bologna per permettergli, attraverso una protesi, la ricostruzione dell’anca.
«L’auto per una persona con disabilità è molto di più che un semplice mezzo di trasporto. Diventa in tutto e per tutto il sostituto delle proprie gambe», spiega Federico. «Ma lo Stato con tanto di legge 104 non dovrebbe tutelare le categorie dei più deboli? Il pignoramento della macchina è scattato per me senza il minimo preavviso. Dopo che la mia ex compagna ha deciso di impugnare una sentenza, chiedendo gli alimenti arretrati di nostra figlia che oggi ha 20 anni. E siccome non ho a disposizione la cifra che mi viene richiesta, ecco giungere la decisione di procedere con il pignoramento dell’auto».
E mentre la giustizia fa il suo corso, oggi soltanto per poter raggiungere l’ospedale di Conegliano per essere sottoposto alle necessarie terapie in preparazione al delicato intervento, Federico ha dovuto chiedere una mano ai volontari dell’Auser. Mentre il comune si è offerto di mettergli a disposizione una macchina proprio per permettere ai volontari di accompagnarlo: «Per le uscite in ospedale che posso programmare mi sono dovuto organizzare così», spiega. «Ma se capita qualsiasi imprevisto, basta anche una visita d’urgenza, devo per forza sperare nella disponibilità di amici o conoscenti. Altrimenti sono costretto a rimanere chiuso in casa». Persino riuscire a organizzare il trasferimento per il necessario intervento in un ospedale appena fuori regione, una volta che si è rimasti a piedi diventa un rebus: «Posso usufruire del servizio dell’auto messa a disposizione dal comune solo nel territorio regionale. Il resto del servizio è a pagamento. Per andare a Bologna dovrò per forza chiedere a qualche amico di accompagnarmi. Oppure dovrò provvedere a spese mie».
Con l’intricata matassa degli arretrati richiesti ancora tutta da sbrogliare Federico ripensa alle tante battaglie portate avanti in piazza fin da giovane nella sua città natale – Palermo – dove negli anni Ottanta è stato delegato del patronato dell’Anglat – l’associazione nazionale guida legislazioni handicap trasporti – a garanzia di maggiori diritti delle persone disabili: «Ho sempre lottato per una maggiore inclusione sociale della disabilità», conclude Federico. «Nel 1980 per reclamare la legge 104 a Roma in piazza c’ero anch’io. Oggi avendomi tolto l’auto, è come se mi avessero privato di entrambe le gambe».
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