A Treviso è crisi nel centrodestra, Conte a FdI: «Sernagiotto e Vettoretti congelate»
La tempesta politica non si placa: fino al summit con De Carlo, le assessore non potranno presenziare ad eventi. I loro atti sotto tutela

Le due assessore di Fratelli d’Italia, Gloria Sernagiotto e Rosanna Vettoretti, titolari delle deleghe all’istruzione e alle attività produttive sono “congelate”.
Almeno fino all’incontro che il sindaco Mario Conte avrà con il coordinatore regionale dei meloniani Luca De Carlo, non potranno partecipare a eventi pubblici, né portare avanti atti e delibere importanti. Di fatto, saranno sotto la tutela del primo cittadino.
Lo ha deciso proprio Mario Conte, d’intesa con Lega e lista Conte, dopo aver valutato la presa di posizione di Fratelli d’Italia che pure gli rinnovava lealtà e sostegno totale all’alleanza di governo.
In panchina
Non è la revoca delle deleghe – il passaggio che certificherebbe l’esplosione della crisi, a due settimane dalle regionali – non è un commissariamento tout court, perché ha una scadenza a breve.
Una sorta, piuttosto, di sospensione temporanea – nello sport si direbbe un passaggio in panchina – in attesa dell’esito dell’incontro fra il numero uno dei meloniani del Veneto, e il primo cittadino (sabato, pare) sulla tempesta politica della maggioranza che imperversa su palazzo dei Trecento e Ca’ Sugana per l’altissima tensione fra Lega, lista Conte, e Fratelli d’Italia sul tema sicurezza, e non solo.
Per le esternazioni di Fabio Crea sugli standard della vivibilità di via Roma, sul confronto tra gli anni della giunta Manildo e quelli attuali della giunta Conte 2 (e non certo a favore del leghista), ma anche sulla iniziative legate al tema della sicurezza che Fratelli d’Italia ha portato avanti in questi anni.
Le tensioni
Dal primo documento del circolo, dello scorso anno, che sollecitava la giunta a un’accelerazione sul tema, fino alla proposta della linea rossa; dalla stessa scelta del capolista Borgia, che ha fissato il quadrante per la sua campagna elettorale in città (e peraltro anche Marco della Pietra, da pochi giorni, ha aperto la sua sede poco distante, a ponte San Martino), ai rilievi sul mancato avvio del presidio fisso più volte annunciato dal sindaco.
È evidente che la presa di posizione degli alleati meloniani non ha affatto placato l’ira di Conte, Lega e lista Conte. Anche perché prima i capigruppo e poi il primo cittadino erano stati molto chiari – Schiavon e Basso, con i collega Bertolazzi ai Trecento: Conte con le assessore Sernagiotto e Vettoretti – nel chiedere un’esplicita e totale sconfessione delle prese di posizione di Crea, verosimilmente con un altrettanto chiaro sostegno alla politica di Conte e dell’esecutivo sulla sicurezza.
Pena la fine della maggioranza per gli alleati, e la richiesta di dimissioni per le due assessore. Ma né il partito, né le due assessore hanno evidentemente soddisfatto le richieste.
L’avvertimento
E Conte ha agito, con una mossa tattica e volutamente provvisoria, ma dal fortissimo sapore politico. Un avvertimento. Come ha già ricordato agli alleati i numeri ai Trecento sono tali che Lega e lista Conte possono governare da soli (17 voti più quello del sindaco, nel dettaglio 10 lista Conte e 7 Lega, sui 32+1 del consiglio).
Alleato avvisato, alleato salvato? Idem le assessore? Certo Fratelli d’Italia non si attendeva la mossa del primo cittadino, pensando di aver ricomposto la frattura. La sensazione è che la vicenda non finisca affatto, e sia destinata ad accendere anche la contesa elettorale. Lo spettro è quello, senza tanto girarci attorno, della revoca delle deleghe alle due donne di giunta esponenti meloniane.
Il PD: «Inaudito, città ostaggio»
«Inaudito, la città non può restare ostaggio delle tensioni tra Lega e FdI». Così il capogruppo del Pd, Stefano Pelloni. «Preoccupa vedere le assessore Sernagiotto e Vettoretti bloccate senza la fiducia del sindaco Conte, quando servono risposte su commercio e giovani, non giochi di partito. In questo momento Treviso avrebbe bisogno di decisioni rapide e chiare e la città si trova ostaggio di una maggioranza divisa e paralizzata».
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