Treviso: canone Rai senza esenzioni, i disabili sensoriali non ci stanno

TREVISO. Il canone Rai? Nemmeno la riforma del canone, legato alla bolletta Rai, porta esenzioni per i ciechi o per gli ipovedenti, o per chi è sordo.
Treviso, in passato, ha visto la strenua e tenace battaglia di Elena Brescacin, 35 anni, tecnica informatica, che non vede e ha invano chiesto alla Rai il dimezzamento del canone per i disabili sensoriali.
Tutto invano. Anche con il nuovo quadro normativo, esenzioni non ne sono previste. E sarebbero fin troppo facili le battute sulla Rai che ha la vista buona, per incassare il canone.
Una situazione paradossale, ma che legalmente non fa una piega: il canone è legato al possesso, non alla fruizione o alle eventuali disabilità di titolari dell’utenza.
«Sia chiaro che le persone cieche o ipovedenti sono i primi a voler pagare il canone e rispettare le legge», spiega Massimo Vettoretti, presidente e dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti di Treviso, che ha sede in viale Orleans,«la questione è qual è il livello del servizio che abbiamo a fronte del rispetto dell’obbligo del canone. Non vogliamo nessun trattamento di favore, ma appunto se siamo come gli altri dovremmo ricevere un servizio di analogo livello. E invece non succede. E come nei trasporti: non vogliamo riduzioni, vogliamo pagare come gli altri avendo un servizio adeguato. Nel caso del canone Rai paghiamo intero, ma spesso non riceviamo in cambio servizi adeguati»
In provincia di Treviso vivono 1800, fra ciechi e ipovedenti. C’è chi, fra le persone non vedenti, parla per il canone Rai di una «doppia beffa».
La prima che anche chi è cieco- e magari non vive con altre persone vedenti in casa - deve comunque pagare il canone Rai, non avendo previsto, nemmeno la riforma del canone con il versamento in bolletta Enel, una forma di esenzione. Del resto, il canone è legato al possesso di televisori, mica alla sua affettiva fruizione (come del resto il bollo auto). La seconda che in molti lamentano ancora una scarsa qualità del servizio della televisione pubblica a favore di chi non vede e non sente - audiodescrizioni e sottotitolazioni di programmi. E la battagliera Elena? «Qualcosa è cambiato, per me, non credo di essere più nelle condizioni di chiedere dimezzamento o esenzioni del canone», spiega, «ho adottato soluzioni tecnologiche innovative, di fatto uso la tivù come decoder per usufruire meglio dei servizi riservati a chi è disabile sensoriale come me. Questo non toglie che resti il problema di un migliore servizio della Rai, sia negli audioservizi che nella sottotitolazione, e comunque per chi non ha dimestichezza con la tecnologia come me».
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