Tre metri di polemiche sul quartiere fortificato di Treviso: «Il muro-fortino è fuorilegge»

Italia Nostra attacca sindaco e giunta: «L’amministrazione va contro le sue stesse regole» E sull’articolo 49 bis scoppia il caso: vicino alle strade le prescrizioni sono più rigide
FERRAZZA; AG.FOTOFILM TREVISO AREA RESIDENZIALE IN VIA SAN NICOLA DI FLAVIO VICINO SUPERMERCATO ALI
FERRAZZA; AG.FOTOFILM TREVISO AREA RESIDENZIALE IN VIA SAN NICOLA DI FLAVIO VICINO SUPERMERCATO ALI

TREVISO. Tre metri di sicurezza, sul modello americano. Tre metri di difesa, in una sorta di cittadella fortificata con piscina, alla periferia della città. Tre metri di altezza, per marcare anche verticalmente il territorio. E tre metri di protezione, di clausura, di perimetro, di blindatura. Ma anche tre metri di polemiche, di discussioni e dibattito.

E adesso anche di un singolare caso amministrativo, perché il muro del Borgo San Martino, il «forte all’americana» realizzato a Santa Bona, quartiere di Treviso, dalla Berno Real Estate in via Di Fulvio, a fianco del supermercato Alì, sui terreni ceduti a suo tempo dall’Israa per realizzare la vicina casa di riposo, continuano a far discutere. E non solo perché sono, nella Marca, i pionieri di una concezione della residenza fortificata di fronte alla criminalità. Italia Nostra, l’altra sera all’auditorium «Stefanini», ha accusato l’amministrazione comunale di aver autorizzato una recinzione fuorilegge. Invocandone nemmeno troppo implicitamente l’abbattimento. Berto Zandigiacomi, già presidente dell’associazione ambientalista, non ha avuto mezzi termini, rivolgendosi direttamente al sindaco Giovanni Manildo e all’assessore Liana Manfio. Ma in sala c’era anche il presidente della commissione urbanistica, Giovanni Negro, il moderatore e lo staff che segue il processo di urbanistica partecipata preliminare alla redazione del piano degli interventi.

«Dobbiamo registrare che incredibilmente l’amministrazione comunale vìola il suo stesso regolamento edilizio, non possiamo celare tutto il nostro stupore», ha detto l’esponente di Italia Nostra a sindaco & Company, creando un improvviso momento di gelo nell’auditorium. «In particolare l’articolo 49 bis sulle recinzioni, laddove fissa come criterio generale un’altezza massima di 0,70 metri ciechi eventualmente sormontate da una ringhiera che consenta la visibilità».

Ma ecco il testo dell’articolo al centro del caso: «Tutte le recinzioni, in qualsiasi zona si trovino, non dovranno essere di impedimento o di ostacolo alla visibilità o comunque disturbare la visibilità in prossimità di curve, incroci, confluenze o altro», recita l’articolo del regolamento varato nel 2001, aggiornato nel 2016, «Per una distanza di metri lineari 3 dagli innesti stradali e per ciascun lato, le murature o altre soluzioni cieche, dovranno avere un’altezza massima di metri lineari 0,70 eventualmente sormontate da ringhiera sufficientemente trasparente da consentire la visibilità».

Ora, la collocazione del borgo fortificato di Santa Bona non è a ridosso della strada: si affaccia sul park promiscuo che il borgo condivide con il confinante supermarket. E sul retro una ciclopedonale e le case di via Ronchese. Una zona «cuscinetto» quindi c’è, ma è certo che al di là delle distanze il regolamento invoca una generale visibilità invocando ringhiere e non muri ciechi. Un bel caso di scuola, sul piano tecnico, ma anche su quello della filosofia edile e costruttiva. Ricade per competenza all’assessorato all’Edilizia privata, retto da Paolo Camolei, e al dirigente Roberto Manfredonia. Ma il progetto del borgo fortificato San Martino venne approvato dieci anni fa, sotto l’amministrazione Gobbo: ci furono ampie discussioni, in commissione urbanistica, ma non su questo punto. La lottizzazione era molto ampia: comprendeva l’attuale parco Uccio (verde pubblico come contropartita), la parte commerciale (il market Alì) e la parte residenziale, appunto il borgo.

Tre metri. Tre metri sotto il cielo, a Treviso.

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