Travolto e ucciso, niente soldi alla moglie

MOTTA DI LIVENZA. La procura di Trieste rinvia a giudizio l'investitore, ma per l'assicurazione il defunto è morto per una sua negligenza e nega il risarcimento alla moglie incinta del secondo figlio. La vicenda di Ervis Bimaj, il muratore deceduto nel novembre scorso a Trieste dove si trovava per lavoro, si arricchisce di un altro capitolo: l'assicurazione dell’investitore nega il risarcimento in quanto, come si legge nell’ultima lettera di diniego, «non possiamo formulare alcuna offerta. Dopo aver fatto i nostri accertamenti ed esaminato la documentazione, è emerso che la responsabilità dell'incidente va posta a esclusivo carico del signor Bimaj per condotta imprudente in corsia di marcia». Secondo il consulente Riccardo Vizzi dello Studio 3A, società specializzata nella valutazione delle responsabilità civili e penali a tutela dei diritti dei cittadini, a cui si è rivolta la famiglia di Ervis Bimaj, le cose non starebbero così.
Lo sfortunato trentenne albanese era deceduto investito da un autoarticolato, alla cui guida c'era M.M., 23enne di origine rumena ma residente in provincia di Milano, a 5 chilometri dallo svincolo autostradale di Sistiana, dove si era fermato per scendere e controllare il cassone del camion che stava guidando per dubbi sulla tenuta del carico. Insieme a Bimaj c'era anche un suo collega. «Il rapporto della polizia stradale di Trieste, intervenuta per i rilievi, conferma che le responsabilità sono totalmente a carico del camionista rumeno», spiegano dallo Studio 3A, «al punto che il sostituto procuratore della Repubblica di Trieste Cristina Bacer il 30 marzo scorso ne ha disposto il rinvio a giudizio per omicidio colposo e il gup ha già fissato l'udienza preliminare per il 14 giugno». Nelle motivazioni del rinvio a giudizio si precisa che «L'imputato cagionava la morte di Bimaj Ervis per colpa consistita in generica imprudenza, negligenza, imperizia e violazione dell'articolo 140 del codice della strada.
In particolare, approssimandosi all’autocarro Fiat Iveco fermo nella corsia di emergenza, transitando radente alla corsia di emergenza stessa, omettendo di adeguare la velocità in modo da evitare qualunque pericolo alla sicurezza delle persone - pur potendo vedere con anticipo che vi era un veicolo in sosta e potendo quindi prevedere la presenza di persone in prossimità dello stesso-, sterzando bruscamente a sinistra una volta avvedutosi della presenza di una persona china a bordo carreggiata - manovra che determinava lo sbandamento del rimorchio verso destra - investiva Bimaj». «Cosa occorre più di così - il verbale della polstrada e il rinvio a giudizio del pm, per pretendere ciò che è dovuto?», si domanda il presidente di Studio 3A Ermes Trovò, «Purtroppo, assistiamo troppe volte a questo gioco crudele delle compagnie che, anche di fronte a prove schiaccianti, negano le responsabilità pur di non pagare o di prolungare al massimo i tempi delle liquidazioni. Dall'altra parte, però, ci sono vittime e familiari, in questo caso - il che fa ancora più rabbia - una mamma con un figlio in tenera età e un altro in arrivo che non conoscerà mai il papà, sacrificati sull’altare del profitto».
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