Tra Meduna e Motta “boje” la polemica. È guerra dei cartelli tra annessioni e rivolte

L’installazione dell’insegna stradale che ricorda la ribellione medunese del 1881 provoca ancora reazioni  

LA STORIA

Freme, si scalda e si agita, Meduna “a boje ancora”. Sono passati con oggi 138 anni dalla ribellione all’annessione a Motta di Livenza, ma la città non è si ancora raffreddata. Meduna è tornata a far parlare di sé con la nuova cartellonistica stradale.

“Benvenuti nel Paese de A BOJE” una dicitura presente nelle 4 maggiori entrate del paese. Uno dei cartelli si trova proprio davanti al ponte della Vittoria, sul confine con Motta di Livenza, l’antico avversario, quasi come un guanto di sfida contro il Comune che ha osato provare ad annettere Meduna.

L’antico detto infatti recita “Meduna a boje”, ma in pochi lo conoscono per intero. La celebre frase termina con due parole “Motta scotta”. Una sconfitta scottante quella dei mottensi che una volta veniva celebrata dai medunesi con una festa.

Ma torniamo indietro di 138 anni. «Il 12 ottobre 1881, Meduna di Livenza fu interessata da una dimostrazione di protesta contro il consiglio comunale, composto prevalentemente da persone esterne al paese - ha raccontato lo storico Mauro Fasan - per far annullare la deliberazione presa per la soppressione del Comune e l’annessione a quello di Motta di Livenza.

Dalla documentazione conservata nell’archivio Storico Istituto Veneto di Scienze, Lettere, ed Arti di Venezia si scopre che fu il diciannovenne Giorgio Prosdocimo, figlio del più noto cavalier Francesco, a promuovere la sommossa- E lo fece pure bene, tant’è che almeno per quel che si dice alla manifestazione partecipò tutto il paese, donne comprese, anzi queste ultime ancor più agguerrite degli uomini.

Addirittura qualcuna raccontò di aver preso il prefetto, giunto a Meduna per sincerarsi dell’entità della protesta, e portato sopra il ponte di ferro di avergli detto: “E’ chiaro che per di qua il comune non passerà mai”. I medunesi, fieri dell’autonomia preservata, per anni ricordarono l’evento con una festa paesana che fino a qualche anno fa non esisteva più».

La tradizionale festa infatti è stata recuperata dal sindaco Arnaldo Pitton 5 anni fa, come presidente della Pro Loco. Lo stesso Pitton che due settimane fa ha fatto installare i quattro cartelli nel Comune. «Ho recuperato questa tradizione prima con la festa, poi abbiamo deciso di sostituire i vecchi cartelli deteriorati dal tempo con questi nuovi - ha dichiarato il sindaco Pitton - Abbiamo sostituito la dicitura Comune dell’Altolivenza; sappiamo di vivere in una zona a forte rischio idrogeologico, nel ’66 abbiamo subito la famosa alluvione, ma abbiamo rischiato molto anche nel ’70 e nel 2012, entrare in paese e vedere questa scritta, mi faceva venire l’angoscia. Ho avuto allora questa idea, dalla valenza storico culturale. L’episodio è entrato nel nostro dna. Ci siamo difesi dall’idea di annettere Meduna di Livenza a Motta e da quel momento è nata l’espressione “a boje””, io non ho fatto altro che ricordarlo ai giovani medunesi».

Un’idea che ha spaccato a metà il paese, tra chi ha apprezzato e chi no e chi ha lamentato la mancanza del cartello del gemellaggio con la città tedesca di Sennfeld. «La nuova insegna del gemellaggio è al suo posto come merita- commenta il primo cittadino- Spiace che chi aveva avuto l'attenzione e la prontezza di accorgersi della sua mancanza (due mesi dopo) non si sia accorto che è stata nuovamente installato».

Un inaspettato riaccendersi di vecchi campanilismi ha portato diversi mottensi a storcere il naso davanti all’iniziativa del sindaco di Meduna. C’è chi l’ha presa come uno sberleffo nei confronti della Città della Madonna, visto che il cartello è stato posizionato giusto al confine, anzi qualcuno afferma beffardo che si trovi addirittura in territorio mottense.

«Una strategia di marketing apprezzabile- ha dichiarato il sindaco Righi - in generale penso che l’obiettivo non fosse quello di ricordare la ribellione, insomma mi auguro che Meduna non sia contro di noi. È un modo per far parlare di sè. Di sponsorizzare il territorio attraverso la storia locale. Quello che stiamo cercando di fare anche noi in altri modi. Anzi collaboriamo con tutti i Comuni, tra cui Meduna, proprio per unirci. Non abbiamo alcun interesse di conquista», dichiara con ironia il sindaco mottense - «Non guardiamo al passato, ma andiamo oltre».

Il dubbio rimane, ma se Meduna a boje, Motta scotta? «No Motta non scotta, si è risvegliata», sottolinea Righi. —


 

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