Tornano a splendere le opere sacre

Stasera a 88 anni dalla tromba d’aria la chiesa di Selva riaccoglie tre tele custodite e restaurate dalla Sovrintendenza
Poloni Selva del Montello capolavori ritrovati Pietro Damini e Palma Il Giovane
Poloni Selva del Montello capolavori ritrovati Pietro Damini e Palma Il Giovane

VOLPAGO DEL MONTELLO. Dopo 88 anni ritornano nella chiesa di Selva tre opere che erano state portate a Venezia dopo che il tornado del 1930 aveva distrutto l’edificio di culto. Sono la Decollazione di San Giovanni Battista di Pietro Damini, pittore veneto vissuto agli inizi del 1600, e il Profeta Davide e il Profeta Salomone di Palma il Giovane. Una quarta opera è tornata: la Sant’Agnese, probabile opera di Antonio Vassilacchi detto l’Aleinse, altro pittore che visse a cavallo tra ’500 e ’600, ma è tutta da restaurare e quindi fino a restauro compiuto non sarà esposta.

Le tre tele sono già state collocate in chiesa, accanto alle opere di Paolo Veneziano, del Guarana, del Fontebasso, dei Guardi e questa sera saranno illustrate alla gente in un convegno organizzato da Selva Nostra. Chi andrà non troverà invece la Crocifissione del Tintoretto, trasferita nei laboratori della Sovrintendenza per essere ripulita e restaurata.

Una chiesa di campagna che è una pinacoteca, probabilmente la chiesa che custodisce più opere pittoriche importanti di tutta la Diocesi. Sarebbero 17 in tutto le tele che lì si trovavano prima del tornado del 1930, alcune non sono ancora tornate. Come mai tanta ricchezza pittorica? Merito di un parroco, don Giovanni Saccardo, con grande gusto dell’arte, dal 1805 per oltre 50 anni parroco di Selva. Il quale aveva trasformato la chiesa di Selva in un prezioso scrigno di opere d’arte: tele dei pittori della scuola veneta ma anche preziosi altari marmorei dei quali purtroppo è rimasto poco dopo il tornado che aveva distrutto la chiesa. Don Giovanni Saccardo aveva attinto a quel patrimonio veneziano che era frutto delle dismissioni napoleoniche e aveva trasformato, con l’aiuto e l’appoggio dei parrocchiani, la chiesa di Selva in una pinacoteca che raccontava la storia della pittura veneta. La sua eredità è stata raccolta dall’associazione Selva Nostra, che si è impegnata per far tornare nell’originario sito le tele che erano state trasferite nei laboratori della Sovrintendenza per essere restaurate dopo i danni provocati dalla tromba d’aria.

Appena ricostruita la chiesa erano tornate la pala d’altare del Guarana, la Madonna con Bambino di Paolo Veneziano, la Crocifissione del Tintoretto. In anni più recenti sono stati ricollocati nella chiesa i teleri dei Guardi e del Fontebasso. Adesso è la volta dei dipinti del Damini e di Palma il Giovane, che rimangono di proprietà delle Gallerie dell’Accademia, in deposito però alla chiesa di Selva. Mancano ancora cinque tele, di autori minori, per ricostituire tutto il patrimonio pittorico che si trovava nella chiesa di Selva prima del tornado, ma quando saranno restaurate dovrebbero ritornare anche quelle.

Il ritorno delle tre tele è stata un’operazione che ha avuto come capofila l’associazione Selva Nostra e ha visto la partecipazione degli alpini che hanno ricollocato le tele nella chiesa, del Gruppo giovanile di Selva, della parrocchia, del Comune e di Asco Piave che hanno contribuito finanziariamente. Ricostruito in buona parte il tesoro pittorico della chiesa di Selva, il prossimo passo che l’associazione intende portare avanti è di promuovere la conoscenza di questo sito artistico. Il primo passo sarà questa sera alle 21, con gli interventi di Rudy Stefani, Michele Nicolaci e padre Piero De Maria sui capolavori ritrovati.

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