Top 500, le migliori aziende della provincia di Treviso valgono 32,5 miliardi

Il fatturato aggregato delle migliori imprese della Marca cresce del 5,5 per cento. Si producono meno utili che in passato: aumentano i costi operativi, Ebitda giù
CAIAFFA - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - TOP 100. FILIPPO ZAGAGNIN
CAIAFFA - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - TOP 100. FILIPPO ZAGAGNIN

TREVISO. Filippo Zagagnin, revisore legale e partner di PwC, aprirà i lavori della tavola rotonda di Top 500 giovedì prossimo, 14 novembre, al Teatro Comunale di Treviso dalle 17. Sarà una fotografia dell’economia trevigiana nel 2018 e nel 2019, corredata dalle storie e dalle esperienze delle migliori imprese locali. Un anno fa lo stesso Zaccagnin parlava di indicatori economici in lieve rallentamento dopo una crescita continua durata sei anni, un quadro che lasciava presagire un 2019 difficile. Oggi il contesto non è mutato: le principali società trevigiane crescono in quanto a fatturato, ma hanno margini più ridotti che in passato.

I numeri del 2018 cosa ci raccontano?

«Dal punto di vista dei ricavi le aziende continuano a crescere. Le prime 500 per dimensioni della provincia di Treviso hanno un fatturato aggregato di 32,5 miliardi di euro, in crescita del 5,5 per cento rispetto all’anno prima. Il 73 per cento delle aziende ha ricavi in crescita, quindi è una tendenza diffusa. Bene anche la patrimonializzazione, che cresce del 6,5 per cento a livello di patrimonio netto aggregato».

Le note dolenti invece?

«Aumenta di meno la marginalità, il che pone le aziende davanti a qualche domanda per capire come mai l’Ebitda non cresca quanto il fatturato».

Le ragioni quali possono essere?

«La prima spiegazione è che si tratti di investimenti per entrare in nuovi mercati, quindi margini più ridotti a causa di prezzi particolarmente competitivi nella prima fase di penetrazione dei mercati. La seconda spiegazione, però, è che qualcuno sia meno efficiente di prima nel processo produttivo, comportando costi superiori a quelli del passato».

In generale come stanno le aziende trevigiane?

«Si confermano patrimonialmente solide e poco indebitate, e questo è sicuramente un aspetto positivo. Parlando con gli imprenditori, è chiaro a tutti quali siano le sfide e le strategie da mettere in campo nel prossimo futuro: la trasformazione digitale, la sostenibilità ambientale, la capacità di attrarre competenze o di mantenerle. Le priorità sono note a tutti, è chiaro che le aziende di dimensioni maggiori riescono ad accedere in modo più strutturato a queste tematiche».

Che timori intravede per il 2020?

«Brexit e dazi americani sono due minacce che si trascinano da quest’anno, ci aggiungerei la frenata delle economie avanzate, Germania in primis. Si conferma anche l’intensificarsi delle tensioni commerciali e geopolitiche. I livelli di sfida sono diversi: per gli imprenditori, per esempio, non è facile destreggiarsi tra normative e regole che cambiano spesso, pensiamo agli incentivi e disincentivi per l’utilizzo della plastica. E nemmeno i grandi temi globali sono un fattore controllabile dalle nostre imprese». —
 

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