Tommy Hilfiger si compra la Belstaff

Colpo di scena: l'azienda passa al marchio di lusso americano. La Regione: un incontro
La sede della Belstaff di Malenotti a Mogliano
La sede della Belstaff di Malenotti a Mogliano
Tommy Hilfiger, patron dell'omonimo marchio americano del lusso, si compra Belstaff. A meno di un mese dalla vendita dell'azienda della famiglia Malenotti al fondo svizzero Labelux, arriva un nuovo colpo di scena. Confermati al momento tutti i 184 dipendenti, 120 dei quali sono concentrati nella sede di Mogliano. La Regione chiede un incontro al ministero dello Sviluppo. Resta alta la febbre attorno alla Belstaff, che nel giro di un mese ha cambiato per tre volte proprietà approdando nelle forti mani di Tommy Hilfiger. Hilgfiger si è sempre detto grande fan della casa di abbigliamento nata in Inghilterra e trapiantata a Mogliano dalla Clothing Company di Franco Malenotti. Il trevigiano, assieme ai figli Michele e Manuele, aveva lanciato Belstaff nel mondo, legando il brand ai divi del cinema e al glamour più spinto. E il marketing è stata la leva dell'operazione che ha visto la vendita a maggio per circa 100 milioni di euro dell'azienda (52 pagati cash ai Malenotti) al fondo svizzero Labelux (controllato dalla facoltosa famiglia austriaca Reimann) che a metà giugno aveva fatto entrare nel nuovo cda anche Hilfiger. Un preludio di quella che era la vera partita giocata da Labelux, retrocessa a ruolo di prestanome dopo aver ceduto in gran segreto la totalità della azioni della Belstaff a Hilfiger stesso, nuovo timoniere dell'azienda. L'altalena ha tenuto tutti i dipendenti con il fiato sospeso, passati nel giro di pochi giorni dall'euforia per l'entrata in gioco dei Reimann (forti di un patrimonio di 7,5 miliardi di euro) alla preoccupazione per la cessione alla casa di moda americana. Proprio gli Stati Uniti sono infatti tra i principali mercati di sbocco per Belstaff, che secondo le prime ricostruzioni dovrebbe comunque mantenere il quartier generale a Mogliano (120 dipendenti), il magazzino nel veneziano (30 addetti) e il resto della rete commerciale e retail italiana con tanto di lavoratori diretti. Guardata con il senno di poi la manovra sembra tutto tranne che casuale, ma celata agli occhi della controparte italiana. Lo stesso assessore al Lavoro della Regione Veneto Elena Donazzan avrebbe già fatto partire una richiesta di incontro al ministero dello Sviluppo economico al quale saranno chiamati a intervenire i nuovi azionisti con tanto di piano industriale alla mano, visto che le recenti fughe da parte delle multinazionali la fiducia da parte di politica e sindacati è giunta al minimo degli ultimi 10 anni. Nelle prossime un'assemblea sindacale con i lavoratori.

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