Strade, Marcon chiede più risorse: «Siamo l’anello debole della catena»

Stefano Marcon difende Salvini: «Le risorse andranno a Rfi per l’Alta Velocità Milano-Vicenza. Il problema è che le Province sono l’anello debole della catena».

Andrea Passerini
Stefano Marcon
Stefano Marcon

«Primo, le risorse non sono per il Ponte di Messina, ma serviranno per le ferrovie, anche per il Nord. Secondo, il problema vero è che noi Province oggi, siamo l’anello debole della catena». Stefano Marcon, presidente leghista del Sant’Artemio, risponde deciso agli attacchi di Pd e sinistre sulla risorse tagliate dal ministro Salvini alle province (erano destinate alla manutenzione stradale e alle verifiche su ponti e viadotti), per circa 15 milioni da qui al 2034. Di cui, solo per quest’anno e l’anno prossimo non meno di 5 milioni di euro, abbondanti.

Il big del Carroccio trevigiano non ha gradito le bordate dell’onorevole Rachele Scarpa (Pd) e l’ironia dei Luigi Calesso, coordinatore di Coalizione Civica, che mette in rilievo il silenzio e l’imbarazzo di leghisti trevigiani, nel momento in cui la mannaia sui soldi è firmata Salvini, ministro dei Trasporti ma anche leader della Lega, oltre che vicepremier. Una scure che nessuno si attendeva, almeno in Veneto. E men che meno per gli amministratori leghisti, da Salvini.

«Premetto che i 350 milioni tagliati tra 2025 e 2026 andranno a Rfi per gli aumenti di costo di opere come l’Alta velocità Milano Vicenza», continua, «Ci siamo chiesti come Unione Province d’Italia perché siano colpite le Provincie, di per sé ampiamente sotto dotate di risorse. La prima risposta è che un’analisi ministeriale avrebbe evidenziato risorse assegnate e non spese, ma come Venete smentiamo: le abbiamo spese al 99%. Stiamo lavorando con ministero perché le somme vengano ripristinate: sono essenziali per la sicurezza stradale».

Per Marcon, insomma, il nodo sta nello status delle Province, e in una analisi parziale della capacità di spesa delle Province, non nel drastico taglio operato al ministro Salvini. «Se nelle cerimonie pubbliche la gente si chieda chi sia l’amministratore con la fascia blu, e quando gli si risponde “rappresenta la Provincia”, il commento è: “Ma esistono ancora le Province?” significa che non ci siamo proprio», aggiunge quindi Marcon, «Ma poi, quando cadono ponti o ci si trova con strade piene di buche piuttosto che con scuole fatiscenti, ecco che tutti invocano la Provincia. Il problema che noi Province non abbiamo piena riconoscibilità e in casi come questi passiamo quasi in sordina».

Insomma, il numero uno della Provincia riporta l’attenzione sulla riforma che dovrebbe, negli intenti della lega e del governo Meloni, cancellare la riforma Delrio, che aveva trasformato, ai tempi del governo Renzi, le Province in enti di secondo livello, togliendo loro diverse o competenze.

«E su questo fronte», conclude Marcon, « Salvini è il solo leader che sta portando avanti la battaglia, con gli alleati che invece non ci sentono. L’obiettivo che ci poniamo è una provincia con risorse proprie, non collegata a contributi derivati dal centralismo governativo». 

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