Straziato sotto gli occhi degli amici Shock e lacrime
VITTORIO VENETO Seduti sul ciglio della strada, le mani a tenere la testa. «No ghe n’era un de meio su sta tera», singhiozzano Michele Algeo e Ireneo Merlo. I due amici coneglianesi hanno assistito allo strazio che ha ucciso Narciso Favaretto. Lo precedevano lungo la discesa verso Longhere. Tocca a loro dare notizia alla figlia Ioneides e all’altro amico del cuore Attilio Trentin. Entrambi si precipitano sul rettilineo maledetto davanti all’Ocean e all’Hurrà, già teatro di un altro incidente mortale di un ciclista, l’ex emigrante 85 enne Giuseppe Mario Biral. «Fino a qualche hanno fa andavo anch’io in bici con Narciso», dice Paolo De Carlo, segretario del Cral ospedale di Conegliano, «ma correva troppo forte per me e non riuscivo a stargli dietro». Ieri mattina Favaretto si era messo in sella sulla bici nuova intorno alle 8. La sua corsa è finita all’obitorio di Vittorio Veneto, dove si aspetta l’autopsia e il nulla osta per il funerale. Sequestrate anche la Passat e la bici Pinarello. (f.g.)
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