Sparò al vicino per la siepe a Monigo, prosciolto e libero

TREVISO. Undici mesi fa, a causa di una siepe tagliata al confine con la sua abitazione, in Strada delle Zecchette a Monigo, un anziano trevigiano di 75 anni imbracciò un fucile da caccia e sparò contro un inquilino del condominio vicino, colpendolo alla schiena con un proiettile a rosa. Un centinaio di pallini si conficcarono sulla schiena, sul collo, sulle spalle e sul cranio di Raffaele Petricciuolo, 56 anni, operaio della Fassa Bortolo, da 21 anni a Treviso. L’anziano fu poco dopo arrestato dagli agenti della questura per tentato omicidio e fino a ieri è stato agli arresti domiciliari.
La sentenza
Ora, il 75enne (difeso dall’avvocato Andrea Gritti) è stato prosciolto dal giudice Gianluigi Zulian con sentenza di non doversi procedere perché “incapace di stare a giudizio”. I fucili gli sono stati confiscati e d’ora in poi è libero, senza alcuna misura cautelare. Gli sono stati infatti revocati gli arresti domiciliari in quanto non è ritenuto socialmente pericoloso. Sulla decisione del giudice ha pesato senza dubbio l’esito della perizia psichiatrica, affidata allo psichiatra Diego Arsie, che aveva dichiarato l’anziano incapace di stare a processo.
Il tentato omicidio
I fatti risalgono al 21 maggio dell’anno scorso. Successe tutto, poco dopo le 13.30. A quell’ora Petricciuolo arrivò in moto nel cortile del suo condominio in Strada delle Zecchette per il pranzo. L’operaio fece appena in tempo a posteggiare la sua moto davanti al garage. Mentre si stava avviando a piedi verso l’ingresso del condominio, sentì un colpo di fucile alle spalle.
L’operaio, colpito e stordito, cadde sul cofano di una macchina posteggiata nei pressi. Fu la moglie di Petricciuolo, Patrizia Marino, a lanciare l’allarme al 118 e alla polizia. Mezz’ora dopo lo sparo, proprio mentre gli agenti della squadra mobile cercavano di individuare l’autore dello sparo, in questura si presentò l’anziano di 75 anni, accompagnato dalla moglie, e si costituì. Fu arrestato per tentato omicidio. Le indagini poi acclararono che il movente era da ricondurre al fatto che il condominio dove abita Petricciuolo aveva potato la siepe d confine con la proprietà dell’anziano e che probabilmente alcune foglie erano poi cadute nel suo orto.
«La mia vita stravolta»
Da quel giorno la vita di Petricciuolo (assistito dall’avvocato Antonella Picco) è cambiata radicalmente. La maggior parte del centinaio di pallini che si sono conficcati nella sua pelle e nella sua testa non è stato possibile estrarli. «Ci sono notti che per i dolori non riesco nemmeno a dormire», racconta Petricciuolo. «Non posso più prender il sole, fare Tac o risonanze magnetiche. Ho cercato di mettere in vendita la mia casa perché non riesco più ad abitare lì. I miei figli non vengono più a trovarmi coi nipotini perché temono che possa accadere loro qualcosa, anche se i fucili sono stati sequestrati». Ora il legale dell’operaio, l’avvocato Picco, ha intentato una causa civile per il risarcimento dei danni. «Ma nessuno mi restituirà una vita normale», dice Petricciuolo.—
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