Spaccio di coca e minacce Due fidanzati condannati

ODERZO. «Ti brucio la macchina se non mi paghi la coca». Una minaccia pesante alla “cliente”, che è costata tre anni e otto mesi di pena allo spacciatore. Michele Cattai, trentenne di Oderzo, è stato condannato ieri mattina con rito abbreviato. Il giovane era accusato di tentata estorsione, detenzione e spaccio di stupefacenti e detenzione di arma senza regolare denuncia. A processo con lui è finita anche la fidanzata, Simona Gardenal, opitergina, 28 anni: per lei, accusata “solamente” di spaccio, la pena è di otto mesi.
Secondo l’accusa formulata dalla Procura della Repubblica di Treviso, Cattai avrebbe ceduto delle dosi di cocaina a una coetanea che gli aveva giurato che le avrebbe pagate nel più breve tempo possibile. Non vedendo un euro, dopo alcuni giorni sarebbe passato alle minacce: «Se non paghi ti brucio la macchina». Vittima dell’estorsione è stata una trentenne, rampolla di una nota famiglia di industriali dell’Opitergino.
I fatti contestati dalla Procura risalgono a gennaio 2011: la vittima si sarebbe rivolta a Cattai per farsi consegnare una decina di grammi di cocaina. I due avevano fissato un incontro durante il quale, in presenza anche della fidanzata del giovane, sarebbe avvenuta la cessione con la promessa della cliente di saldare il debito nel più breve tempo possibile, non appena avrebbe avuto il denaro. Peccato che, nonostante i numerosi solleciti del pusher, la vittima non avrebbe mai saldato il debito. A quel punto Cattai è passato alle maniere forti, secondo la ricostruzione della Procura accolta dal giudice: al telefono avrebbe minacciato la cliente dicendole: «Se non saldi il tuo debito immediatamente giuro che ti brucio la macchina».
Spaventata la giovane donna era andata a denunciare il fatto alle forze dell’ordine, ricostruendo l’intera vicenda. Dopo la denuncia era scattata la perquisizione dell’abitazione di Cattai: gli agenti avevano rinvenuto un’arma ad aria compressa non regolarmente denunciata.
Fin dall’inizio Cattai, assistito dall’avvocato Giuseppe Muzzupappa, ha contestato la ricostruzione fatta dagli inquirenti: pur avendo ammesso in sede di interrogatorio di convalida dell’arresto di aver ceduto la cocaina alla giovane opitergina, ha sempre negato di averla minacciata. Il giudice però non gli ha creduto.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso