Soldi della “Record” al Treviso: 19 mesi a Setten

Bancarotta dell’azienda di cucine, pena definitiva per Fabio, figlio di Ettore. Respinto anche il ricorso di Luciano Rebecca

MOtta di Livenza

Soldi della Record Cucine per “tappare” il buco del Calcio Treviso. È ora definitiva le pena per bancarotta inflitta a Fabio Setten, 44 anni, e a Luciano Rebecca, 73: un anno e sette mesi al primo, titolare dell’azienda assieme al padre Ettore; due anni e mezzo al secondo, amministratore delegato. La Cassazione ha respinto il ricorso dei due, confermando in via definitiva la pena patteggiata a dicembre del 2016.

Per la bancarotta fraudolenta della Record Cucine srl con sede a Pramaggiore i titolari Ettore Setten e il figlio hanno patteggiato il primo una pena di tre mesi, che si aggiunge all’anno e otto mesi già patteggiato per la bancarotta del Treviso Calcio, il secondo, Fabio, un anno e sette mesi, che si aggiunge a una precedente pena patteggiata sempre a Treviso per evasione fiscale. Il padre Ettore, per ottenere il benestare del pubblico ministero, aveva dovuto risarcire con cinquantamila euro il curatore del fallimento, la commercialista Emanuela Vigani, che si era costituita parte civile.

Il fallimento, chiuso con un passivo di circa cinque milioni di euro, era stato dichiarato il 5 settembre 2013. Il tribunale fallimentare di Venezia aveva chiuso la procedura di concordato preventivo e aveva dichiarato il fallimento per la Record Cucine di Setten. L’azienda era l’ammiraglia del gruppo di famiglia, ma versava in gravi difficoltà economiche dal 2011. Secondo il curatore, i titolari avevano distratto somme considerevoli in seguito a vari versamenti fatti dai conti della società al titolare Ettore Setten (l’ammontare complessivo sarebbe stato di 1,2 milioni di euro). Le uscite di quelle cifre dalle casse dell’azienda erano avvenute nello stesso periodo in cui era scoppiato il caso del Calcio Treviso, di cui Ettore Setten era patron, poi fallito pure quello. Secondo il pubblico ministero, una parte di quei soldi sarebbero stati utilizzati per sanare i bilanci della società calcistica. Comunque, già in una memoria difensiva, gli stessi Setten avevano ammesso che una parte del denaro era finita nel bilancio del Treviso.

Fabio Setten, nato a Motta di Livenza, aveva poi presentato ricorso in Cassazione denunciando «l’inosservanza o erronea applicazione della legge penale o di altre norme giuridiche», mentre per Rebecca la pena sarebbe stata viziata da «mancanza di contradditorietà della motivazione»: la Corte suprema ha dichiarato inammissibili entrambi i ricorsi, confermando le pene inflitte. —



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