Si gioca tutto lo stipendio in 2 ore alla slot machine

Un’operaia vittoriese racconta la vicenda all’ambulatorio per il gioco d’azzardo La “febbre” delle sale è in aumento: «Ora si tenta la fortuna per battere la crisi»
Di Francesca Gallo

VITTORIO VENETO. Si gioca lo stipendio in due ore alle slot machine. La donna vittoriese non è però un'eccezione in città dove, complice la crisi, impazza il gioco d'azzardo fino a notte fonda. Tanto che ha da poco aperto un nuovo mini casinò a Ceneda dopo il successo di quello già attivo a Serravalle. In questi "templi" i nottambuli del gioco giocano fino all'alba sperando nella dea bendata.  Le stessa fortuna che sperava di incrociare la cinquantenne che l'altro pomeriggio si è messa a giocare alle slot. Uno, due, tre, cinque, dieci gettoni, e la fortuna davvero le aveva arriso con una vincita da cento euro. Poi la smania insaziabile del gioco ha preso il sopravvento e la donna non solo ha azzerato la vincita, ma in due ore di forsennati tentativi ha bruciato il suo stipendio. 

«Abbiamo un bel giro», confermano al Casinò Royal in via Calvi a Porta Cadore. «Vanno avanti a giocare fino all'alba». Il gioco d'azzardo non risente della congiuntura. Anzi, la clientela si allarga. Tanto che da poco più di un mese ha aperto una nuova sala giochi in via Cosmo all'ombra della Cattedrale a Ceneda. «Si è già formata una clientela stabile», dicono i titolari del Tropical Slot, «nel pomeriggio sono soprattutto le donne a giocare, mentre gli uomini arrivano dopo cena e si trattengono fino alle ore piccole».

I giocatori habitué sono soprattutto over 40, con puntate anche tra i pensionati. «La legge ci consentiva di tenere aperto anche 24 ore su 24», spiegano al Tropical Slot, «ma abbiamo preferito chiudere le serrande al massimo alle quattro del mattino». Ormai il gioco d'azzardo sta diventando una sorta di pandemia silenziosa. Nei primi sei mesi dell'anno sono più che raddoppiati gli accessi all’Ambulatorio per il gioco d’azzardo patologico dell’Ulss 7.

L'équipe di specialisti, che opera presso il Centro per le dipendenze giovanili a Conegliano, prevede di superare i 50 casi nel 2013. Si tratta però solo della punta dell'iceberg di un fenomeno sotterraneo. «Con la crisi le persone giocano di più», sottolinea Michela Frezza, responsabile del Servizio per le dipendenze, «meno soldi si hanno e più si tenta la fortuna, finendo spesso per dilapidare l’intera pensione o i risparmi di una vita. Si tratta soprattutto di pensionati e casalinghe, «ma ci sono anche imprenditori e artigiani».

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