Sfumata la guida della Cultura Marzio Favero resta in Consiglio regionale

MONTEBELLUNA. «Ti attendo il prossimo anno come assessore regionale alla Cultura». Questo auspicio l’aveva espresso un anno fa Rina Biz a Marzio Favero nel corso della presentazione di una iniziativa social-culturale. Invece niente: Marzio Favero, ancora sindaco di Montebelluna per poco, farà il consigliere regionale e non l’assessore alla cultura come in tanti si aspettavano. Ma a quanto pare non lui, anche se fa il misterioso. «Va bene così – sono le uniche parole che si lascia scappare – io non avevo chiesto niente».
Per il resto bocca cucita. Evidentemente non tutti i giochi sono fatti a Venezia e lui rimane coperto. Ci sarebbero due altri assessorati da assegnare in effetti, ma le caselle trevigiane ormai sono occupate, ci sono però incarichi da attribuire in consiglio regionale e quindi Marzio Favero fa il muto per non rischiare un passo falso contrariamente alla sua indole che lo porterebbe a intervenire su tutto.
Certo ha destato sorpresa, e non solo nella città che ha amministrato per quasi dieci anni, la sua mancata nomina ad assessore regionale alla cultura, ma non nel suo stretto entourage, che a quanto pare era già a conoscenza che lui non sarebbe entrato in giunta regionale. Eppure aveva tutte le carte in regola per fare l’assessore regionale alla Cultura: laurea in filosofia, assessore provinciale dal 1998 al 2011 a Cultura, Turismo, Sport, Patrimonio e Partecipazioni Societarie, presidente di numerosi comitati scientifici e componente di diversi consigli di amministrazione di associazioni istituti, fondazioni e società, ideatore del Memoriale Veneto della Grande Guerra, abile oratore capace di infilare citazioni di filosofi in ogni occasione. Invece niente: il cambio trevigiano in giunta regionale tra lui e Caner non c’è stato.
Ma il silenzio è sintomo di delusione per il mancato incarico di assessore regionale alla cultura o gli va proprio bene così? Ai suoi amici più stretti ha confidato però qualcosa in merito: che preferiva, dopo tanti anni di impegno amministrativo, da assessore prima in Provincia e poi da sindaco a Montebelluna, tornare a fare politica mentre da assessore avrebbe dovuto svolgere un lavoro tecnico.
Insomma un ritorno alle origini quando, trentenne, era entrato per la prima volta in un consesso politico-amministrativo come consigliere di minoranza a Fonte, il suo paese di origine. 25 anni di lavoro politico-amministrativo alle spalle e tutti si attendevano il coronamento della carriera fin qui fatta con l’incarico ad assessore alla Cultura. Siederà invece a Palazzo Ferro Fini e da quegli scranni porterà avanti le sue idee politiche. A dire il vero un po’ eretiche rispetto al verbo salviniano anche se è stato eletto proprio nella lista salviniana.
«Ci ha detto che preferisce tornare a fare politica anziché continuare a fare il tecnico come assessore –dicono i suoi amici più stretti– che preferisce dare il suo contributo a elevare il livello culturale del dibattito politico. E anche di poter avere più tempo libero».
Con l’amico scomparso, Bepi Covre, in effetti in passato aveva teorizzato degli indirizzi politici che non collimavano proprio con la linea del partito e quindi può darsi che accarezzi l’idea di portare avanti le sue battaglie politiche da Palazzo Ferro Fini. Ma gli sarà consentito? —
e. f.
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso