Sfruttava i trans: pensionato in manette

Roberto Celotto, 62enne di San Fior, era il protettore di sei viados che picchiava con una catena: è finito ai domiciliari
Di Federico De Wolanski

SAN FIOR

Aveva deciso di diventare il magnaccia dei transessuali che battevano ai piedi del Montello. I ragazzi che non accettavano la sua protezione li picchiava con una catena, gli altri li costringeva a pagare e assecondare i suoi desideri sessuali. Roberto Celotto, 62 anni, pensionato per invalidità, si era lanciato nell’impresa da più di due anni. Prima come se fosse un gioco, poi con sempre maggior violenza. Ad incastrarlo sono state le confessioni di tre giovani, brasiliani e peruviani, intercettati dai carabinieri di Montebelluna uno dopo l’altro e con un’indagine arrivata ad allungarsi fino in Piemonte, dove si era trasferito uno dei transessuali proprio per sfuggire a Celotto.

Tutto inizia a dicembre, quando all’ospedale di Montebelluna si presenta un giovane brasiliano con una profonda ferita alla testa e alcuni ematomi. «Sono caduto in casa», racconta. Ma il medico ci crede poco e chiama i carabinieri. Davanti ai militari, che lo accompagnano in caserma e lo tranquillizzano, il ragazzo racconta la vera storia dei segni che porta sul corpo. «Sono stato picchiato con una catena – dice – è stato Roby, lui vuole che io lo paghi e io non voglio». Scattano le indagini. «Roby» viene identificato in Roberto Celotto, residente a San Fior. I suoi movimenti iniziano ad essere attentamente seguiti dai militari che nel frattempo avviano una serie di verifiche. Grazie al giovane transessuale che si è confidato con loro raggiungono un’altra vittima delle angheria del sessantenne. Anche lui decide di confidarsi, i carabinieri lo raggiungono in Piemonte, e il ragazzo si lascia andare ad un racconto drammatico, fatto di botte e agguati. Come lui fa un’altro trentenne di origini peruviane che ammette: «ho accettato la sua protezione per paura mi picchiasse ancora». Era stato ricoverato a Treviso, pochi mesi fa, con una prognosi di 12 giorni.

Dalle testimonianze emergono poi i dettagli della strategia di Celotto, che oltre a controllare quotidianamente gli spostamenti «dei suoi ragazzi», secondo quando riferiscono i carabinieri, si imponeva sessualmente con loro con aggressività «costringendoli a rapporti sessuali spesso violenti». Raccolte tutte le informazioni possibili, i carabinieri di Montebelluna hanno ottenuto il via libera della Procura ed hanno fatto scattare il blitz. Celotto è stato fermato due giorni fa, in casa, si era appena svegliato, stava per uscire e si era armato con un coltello da trenta centimetri infilato nei pantaloni. «E’ tutto falso – ha detto ai militari – è un’invenzione». I carabinieri però sono stati inflessibili e gli hanno notificati l’ordinanza di custodia cautelare in casa. Nell’appartamento di San Fior i carabinieri trovano anche la catena usata per punire i transessuali che non soggiacevano alle sue richieste. Era ancora sporca di sangue.

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