Serramenti in crisi Fallita la Pizzolon a casa 37 lavoratori

PONZANO.
Niente da fare per la Pizzolon, storica ditta di serramenti di Ponzano dichiarata fallita dal tribunale di Treviso tramite una sentenza che porterà al licenziamento dei 37 addetti rimasti. L’istanza è stata depositata il 20 aprile scorso, ultimo atto di un’avventura imprenditoriale iniziata nel1959, quando Angelo Pizzolon allestì il suo primo laboratorio artigianale. L’azienda era impegnata da tempo in un complesso piano di rilancio a cui erano seguiti tagli del personale e investimenti mirati. La crisi del mattone ha però zavorrato i conti della Pizzolon, legata indissolubilmente alle amare sorti dell’edilizia, settore oggi in caduta libera. Solo due anni fa si contavano in azienda ben 52 addetti e un fatturato passato dai 6,1 milioni del 2009 ai 3,6 del 2010, anno chiuso con 2,8 milioni di debiti. Da mesi era attiva la cassa integrazione ordinaria che aveva impegnato tutti gli addetti, destinati ora all’espulsione. Con gli anni l’impresa nata come semplice falegnameria era diventata un riferimento grazie a un marchio solido, a uno stabilimento moderno e a una rete distributiva capillare che lambiva Europa e Stati Uniti. Proprio nella sede di Ponzano Veneto è attivo il centro progettazione oltre a un ampio magazzino, dove venivano stoccati di volta in volta tra gli 800 e i 1.000 metri cubi di lamellari in attesa di stagionare, rifiniti poi in produzione infine in verniciatura. Reparti dove lavorano operai e tecnici che da un due anni si turnavano in cassa integrazione, sperando di vedere finalmente l’uscita dal tunnel.
«Purtroppo gli sforzi profusi da azienda e lavoratori non sono risultati sufficienti per tornare a galla» spiega Mauro Visentin, segretario della Fillea-Cgil di Treviso, «il fallimento è stato chiesto dalla stessa famiglia Pizzolon. Ricevuta la notizia abbiamo subito chiesto un incontro al curatore, sperando venga concessa al più presto la cassa integrazione straordinaria».
Come di norma l’ammortizzatore avrà una durata di 12 mesi, durante i quali verrà aperta la mobilità. «La speranza è trovare qualcuno che sia interessato ad acquisire le alte professionalità espresse dai lavoratori».
Enrico Lorenzo Tidona
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