Sempre più volpi in giro in provincia di Treviso: galline in pericolo? «Ma fanno strage di nutrie»

SAN BIAGIO. Quasi una rivincita per la volpe, un riappropriarsi della natura che, in un modo o nell'altro, è sempre stata sua. Anzi, doppia rivincita. Perché i sempre più frequenti avvistamenti del rosso animale nella Marca arrivano a due anni dalla sentenza con cui il Consiglio di Stato annullava il piano di abbattimento deciso dalla Provincia di Treviso.
Con quel documento l'ente di Sant'Artemio voleva infatti dare avvio a qualcosa di mai sperimentato concretamente in precedenza: l'uccisione di 350 esemplari di volpe l'anno, nella Marca, per tre anni. Poi, tra ricorsi e sospensioni, con le battaglie delle associazioni (Enpa, Lav, Oipa) tutto finì in un nulla di fatto. Ed oggi la volpe si fa vedere, probabilmente anche più di prima. Moltissimi, specie nella zona di Rovarè di San Biagio, come nei comuni del greto del Piave, gli avvistamenti di vere e proprie "famigliole". Sono loro, spesso, le responsabili di predazioni degli animali da cortile, con le relative reazioni - che spesso sfociano in bocconi avvelenati o trappole - da parte di agricoltori ed allevatori.
Sull'argomento, dal biologo e docente al Master in fauna selvatica di Ca' Foscari Renato Semenzato, arriva qualche indicazione. «La volpe è un animale straordinario, è adattabilissima e di fatto ha colonizzato tutti gli ambienti, anche nelle metropoli» spiega Semenzato, «purtroppo nelle nostre zone troppo spesso si ricorre all'uso di bocconi avvelenati, ma questo è un reato. In Italia è specie cacciabile e viene abbattuta in deroga, anche se è ormai dimostrato che ciò non determina una diminuzione dei soggetti, anzi, il contrario. Questo animale, per propria natura, alla perdita di un esemplare reagisce aumentando il numero dei cuccioli. Inoltre l'abbattimento non riduce gli eventuali danni, che si risolvono invece chiudendo galline e altri animali in un buon recinto metallico».
Dall'esperto, poi, un ulteriore monito, riferito alle liberazioni di animali come fagiani e lepri da parte dei cacciatori. «L'utilizzo di animali provenienti dalla cattività per programmi di ripopolamento facilita la vita delle volpi e ne moltiplica il successo riproduttivo» chiude Semenzato, «quel che è certo è che un'emergenza non c'è, questo animale è sempre vissuto vicino a noi e sfrutta le nostre debolezze e caratteristiche, perdipiù può essere molto utile nel controllo delle nutrie».
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