S. Caterina, museo pronto «È il nostro Rinascimento»

Santa Caterina è pronta. L’adeguamento del complesso, finanziato da Marco Goldin e dal pool di sponsor, è ultimato: il complesso ha tutti gli standard internazionali, può ospitare le mostre «top» mondiali. Dal 10 ottobre arriveranno i capolavori, per le tre mostre che apriranno il 28 ottobre, alle 20 (fino all’1 di notte, ingresso ridotto). Già 40mila le prenotazioni, a 40 giorni dal via, che segnano il ritorno di Marco Goldin a Treviso vent’anni dopo l’esordio con gli impressionisti e le grandi mostre.
«Volevo lasciare un piccolo segno personale alla mia città, dove ha sede Linea d’ombra e dove sono partito», ha detto ieri Goldin presentando, con il sindaco Giovanni Manildo, l’assessore alla cultura Luciano Franchin e il direttore dei musei Emilio Lippi, la fine dei lavori. Un dono di 700mila euro (Goldin ne ha messi 280 mila) per impianti, allestimenti, climatizzazione, sicurezza. Il pool comprende gli studi Gherardi, Toso-Ricco e Dimensione Progetto, le imprese Vrc, Paolin, Aernova, Marchiol, Erko, Avs Electronics. «Continua la valorizzazione di Santa Caterina, complesso in cui crediamo come perno del Rinascimento trevigiano», ha detto Manildo, «devo ringraziare Goldin e i suoi amici per questo sostegno e auspico che altri seguano l’esempio loro e di chi ha già aiutato il Comune con l’art bonus. A fine 2017 termineranno gli ultimi lavori, e Santa Caterina sarà un complesso di valore internazionale». Franchin ha annunciato che i teleri andranno a San Teonisto, ha ricordato «le opere dei depositi che attendono di rivedere la luce» nella futura Santa Caterina divisa in mostre permanenti (ala Foffano) e temporanee (manica lunga). E a breve l’apertura della collezione Salce, e nel 2018 il secondo stralcio del Bailo.
Il tour finale è stata la visita iper-virtuale (quadri posizionati «idealmente» da Goldin). Una sala rosso antico, a sinistra delle scale al primo piano, dopo una porta a vetri in funzione climatizzatrice, vedrà le tre donne tra 500 e ’600: Tiziano, Rembrandt, Rubens. Poi la prima sala della «Storia dell’impressionismo», con 142 opere. E da lì, saliscendi a forma di «L» verso l’ala Foffano; percorso di colori e di temi, fra natura e paesaggio, plein air e ritratti, a mo’ di sinestetico viaggio (azzurro per la sala dedicata all’acqua), le sei sezioni della mostra. Il tuffo finale nel ’900 con Monet e Cezanne, fra salicio e ninfee, è il preludio alla discesa nella sala ipogea per la mostra antologica sul secondo ’900. E da lì, il ritorno per i visitatori a sezione archeologica, chiostro e guardaroba.
Ma in realtà le mostre sono 4, a Santa Caterina. Nella manica lunga, appena entrati, fra una sala e l’altra, i 40 capolavori scelti della pinacoteca civica (Tiziano, Lotto & co): una vetrina spot per il museo, prima che le opere, dal 2017, si trasferiscano per sempre nell’ala Foffano. E poi l’altra mostra sul ’900, la «De Pictura», a palazzo Giacomelli sede di Unindustria.
Cronoprogramma. A maggio 2017, finita la mostra, cominciano i lavori sulla sala ipogea intitolata a Giovanni Barbisan («faro» pittorica di Goldin, che nel 1984 dedicò a Barbsian la sua prima mostra ad Asolo) ) finanziati dal Comune, per risolvere una volta per tutte i problemi. Conclusione a dicembre. Idem per gli ultimi ritocchi all’ala Foffano. E a febbraio 2018 potrebbe partire e la nuova mostra di Goldin. (a.p.)
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