Rudà, una neuro-oncologa alla guida di Neurologia

CASTELFRANCO
Neurologa di formazione, una super specializzazione per la diagnosi e la terapia dei tumori del sistema nervoso, prima donna alla guida dell’Associazione italiana di neuro-oncologia, tra i massimi esperti europei in materia, 56 anni e una lunga esperienza maturata alle Molinette di Torino, la dottoressa Roberta Rudà è il nuovo primario dell’unità di Neurologia dell’ospedale San Giacomo di Castelfranco. Scelta per il curriculum di altissimo profilo, «una vera eccellenza e un bagaglio d’esperienza di pregio», come l’ha definito il direttore generale dell’Usl 2 Francesco Benazzi. La dottoressa Rudà guarda al potenziale della sanità trevigiana e agli sviluppi futuri dell’attività del suo reparto.
L’ospedale di Castelfranco vanta infatti una lunga tradizione in campo neurologico: qui è stata creata una delle prime stroke unit d’Italia per l’ictus, la Pet applicata a patologie del sistema nervoso ha una lunga tradizione, qui opera l’Istituto oncologico veneto. In sintesi un terreno fertile che ha portato la dottoressa Rudà ad accettare l’incarico offerto dall’Usl di Marca.
«Credo molto nella sanità pubblica veneta, in un clima di scambio e collaborazione vorrei portare la mia esperienza nel campo della neuro oncologia, attraverso un modello organizzativo ampio e sempre più avanzato, che metta in relazione le varie professionalità e i centri che si occupano della disciplina per la cura dei tumori cerebrali, primitivi e secondari, e delle complicanze neurologiche dettate dalle terapie anti-tumorali» dice Rudà.
Ogni anno in provincia di Treviso vengono diagnostica in media 80 nuovi casi di tumori cerebrali primitivi, con un’incidenza pari a 8 casi ogni 100 mila abitanti. «Sono tumori rari, ma stanno aumentando, specialmente il glioblastoma e il linfoma cerebrale, per lo più a causa dell’invecchiamento della popolazione», prosegue il primario. La sfida di seguire il paziente in ogni fase terapeutica e in ogni aspetto della patologia rappresenta un obiettivo cruciale che richiede un impegno corale.
«Il paziente neuro oncologico è uno dei più complessi», aggiunge Rudà, «perché le problematiche neurologiche si sommano a quelle del cancro, e quindi vanno considerati sia i disturbi strettamente neurologici e la loro potenziale disabilità, sia l’impatto psicologico legato alla diagnosi di tumore, sia ancora gli effetti collaterali legati ai trattamenti antitumorali».
Per questo motivo il paziente va inserito in un percorso multidisciplinare che vede attori provenienti da numerose discipline: radiologo, anatomopatologo, neurochirurgo, radioterapista, oncologo medico. Il segreto è lavorare insieme, il neuro-oncologo può fare da trait– d’union, un modello che la dottoressa Rudà ha già implementato a Torino dove è stata anche responsabile del Gruppo di studio sui tumori del sistema nervoso della Rete oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta. Affinare le linee guida operative, tramandare la disciplina, incentivare i trials clinici, stimolando la ricerca verso terapie sempre più mirate, costituiscono alcuni degli obiettivi che la dottoressa Rudà sta portando avanti anche come membro del comitato esecutivo dell’Associazione europea di neuro oncologia. —
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